Lufficiochenoncera
IL PROGETTO PASS
Contemporaneamente
alle
attività
fin
qui
riesumate,
era
partito
il
Progetto
PASS
«Interventi
per
il
potenziamento
e
la
diffusione
dell'esperienza
di
costituzione
di
una
rete
civica
comunale
e
intercomunale,
a
supporto
dei
servizi
ai
cittadini
e
alle
imprese
per
lo
sviluppo»,
finanziato
con
i
fondi
europei
tramite
la
Presidenza
del
Consiglio
dei
Ministri
che,
a
seguito
di
gara,
ne
aveva
aggiudicato
l’esecuzione
ad
una
ATI
(Associazione
Temporanea di Imprese).
L’ATI
era
costituita
dall’Agenzia
per
l’Innovazione
nell’Amministrazione
e
nei
Servizi
Pubblici
Locali
-
formata
dai
Comuni
di
Pesaro,
Perugia
e
Arezzo
-,
dalla
RSO
Spa,
azienda
di
formazione
e
consulenza
e
dalla
SMILE Spa, società che si occupava di problematiche locali.
Il
referente
della
Agenzia
formata
dai
tre
Comuni
associati
era
il
dott.
Giorgio
Della
Chiara,
Dirigente
Responsabile
dei
Servizi
Informatici
del
Comune
di
Pesaro;
quello
della
RSO
Spa
era
un
certo
A.
Montoli
e
della
Smile Spa Vincenzo Moretti.
Di
questi,
l’unico
con
cui
ebbi
nel
tempo
contatti
continuativi
fu
il
dott.
Della Chiara, persona del tutto squisita e di alta professionalità.
Già
sul
finire
del
mese
di
febbraio
avevo
scritto
un
articolo
per
la
stampa
con
il
quale,
tra
l’altro,
facevo
merito
del
progetto,
attribuendogli
l’iniziativa,
al
vice
Segretario,
dott.
Luigi
Cologno,
e
all’assessore
al
personale,
Fernando
Caposiena,
che
ne
aveva
consentito
la
predisposizione
con il suo “convinto e fermo sostegno”.
Ricordo
che
quando
Tonino
Mastroiorio
mi
riferì
che
in
una
riunione
tra
i
giornalisti
di
San
Severo
si
era
detto
che,
invece,
il
merito
era
tutto
e
solo
di
Macchiarola
e
che
forse
quelli
non
sapevano
nemmeno
di
cosa
si
trattasse,
ebbi
modo
di
rispondergli:
“Ma
che
credi?
Che
la
Legge
Bassanini,
per
esempio,
l’abbia
scritta
il
ministro?
Sono
i
funzionari
quelli
che
le
preparano
e
non
sarebbe
né
giusto,
né
opportuno,
che
qualcuno
di
questi
si
intestasse
le
leggi
che
scrivono”.
Ma,
in
ogni
caso,
questo
serviva
a
sancire
un
binomio
tra
i
due,
come
era
avvenuto
quando
avevano
sottoscritto
insieme la nota sull’Urp contenuta nell’opuscolo del 1998.
Ma non fu semplice darvi avvio.
Tra
i
fogli
e
i
file
che
ho
dovuto
scartabellare
per
comporre
questo
capitolo,
ho
trovato
un
file
dove
il
6
di
aprile
del
2000
annotavo
le
“cose
da
fare”
e
confesso
che,
in
mancanza
di
altri
appunti
o
documenti
a
rinverdirmi
la
memoria,
non
di
tutte
ho
ricordo.
Lo
riporto
comunque
per
chi
avesse
curiosità
di
conoscere
i
miei
impegni
di
quei
giorni
(oltre
all’assegno
in
corso,
al
CD-Rom,
che
mi
ero
ripromesso
di
chiudere
a
luglio,
e
all’ascolto
dato
alle
segnalazioni
dei
cittadini
da
trasmettere
agli
Uffici
preposti)
tanto
da
essere
costretto
a
farvi
fronte
prolungando
l’orario
di
servizio,
senza
interruzione, fino a notte inoltrata.
“Ma
chi
te
lo
fa
fare?”
mi
disse
un
dipendente
già
in
pensione
da
tempo,
fermo,
a
ora
tarda,
sulla
porta
dell’ufficio
a
farmi
coppitello
con
la
mano,
e
di cui non m’ero accorto fino ad allora.
“Che
credi
che
ti
faranno
una
statua
alla
fine?
Magari
nel
chiostro
del
convento!
A
meno
che”,
aggiunse
ridendo,
”ti
buttano
direttamente
in
quel
pozzo, insieme all’immondizia!”
“Zitto
Michele!”
gli
risposi
“Non
gli
far
sapere
quanto
mi
piace
questo
lavoro, sennò dovrò essere io a pagare per farlo!”
segue…
Capitolo OTTAVO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA
Parte terza