Consegnai la lettera e andai a parlare con Minischetti nella sua stanza facendogli presente quanto fosse indegno quel comportamento per il quale chiedevo anche l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro e che avrei provato gioia della multa, per quanto banale, a cui sarebbe stata assoggetta l’Amministrazione per il semplice fatto di aver ritardato il mio diritto con la decorrenza richiesta. Gli feci anche presente come, in altra occasione di cui avevo avuto conoscenza, lo stesso diritto a me negato fosse stato concesso ad altro dipendente che, guarda caso era dello stesso partito di Minischetti. Volle saperne il nome e mi promise che avrebbe appurato la cosa assicurandomi che in tal caso avrebbe agito di conseguenza. E, infatti, il giorno dopo ricevetti la lettera, a nome del Sindaco ma con la sua firma, con la quale mi si confermava la concessione del congedo richiesto. L’anomalia che mi fosse concesso con decorrenza dal 17, giorno in cui ero in servizio, era questione che non meritava troppa attenzione per cui lasciai perdere. Poi, evidentemente spaventati dall’intervento richiesto all’Ispettorato del lavoro, ritrovo la lettera, a firma questa volta del sindaco Cologno, con la quale l’Amministrazione Comunale cercava di rimediare al mal fatto, minacciandomi comunque di ritorsione a seguito della prima lettera presentata con la quale protestavo contro la mancata concessione in quanto nella stessa venivano, ancora una volta, rilevati giudizi “oltraggiosi e diffamatori” con relativa diffida. La stessa si concludeva ipocritamente con l’invito all’Ispettorato del Lavoro di far conoscere se fosse legittima una richiesta del genere “a semplice domanda” per i risvolti negativi sul “superiore interesse del servizio”, con la chiara omissione che ero “a deposito” presso la Ragioneria senza alcun incarico. Con mia grande sorpresa constatai, a fine mese che sullo stipendio mi era stata operata la trattenuta stabilita dalla Delibera contro la quale avevo fatto ricorso e per la quale era intervenuta la richiesta dei chiarimenti da parte del Co.Re.Co che ne bloccava l’esecutività. Andai a protestare presso il Ragioniere Capo. “Ma come è possibile che un Ragioniere Capo possa operare una trattenuta sullo stipendio in base ad una Delibera non esecutiva, in presenza di un ricorso e, per di più, dopo l’intervenuta richiesta di chiarimenti?” Una domanda semplice che serviva a mettere in evidenza un cattivo operato e la responsabilità contabile di chi l’aveva attuato. Lui mi dette ragione e che aveva fatto presente la cosa al Sindaco e che non aveva intenzione di eseguire quanto disposto nella lettera che aveva ricevuto al riguardo ma che il Sindaco gli aveva detto di applicare lo stesso la trattenuta e che, per quanto lo ritenesse non corretto, aveva dovuto eseguire l’ordine. Ero del tutto nauseato e scrissi l’ennesima lettera di protesta minacciando conseguenze che non avevo nemmeno la forza di intraprendere. Ma avevo ancora pendente l’addebito per la lettera di solidarietà del 6 gennaio pervenutami con raccomandata il successivo giorno 16 e i cui termini erano in scadenza. In questa facevo presente che non io avevo recato “turbamento” all’andamento dei servizi ma che, piuttosto era la pubblicazione di quella delibera all’Albo pretorio in quella data la causa del “turbamento” dei dipendenti per la conoscenza di un atto che senza motivazione dava esecutività ad una condanna mai pronunciata. Coglievo, inoltre, l’occasione di specificare ulteriormente come dal momento del mio trasferimento presso la Ragioneria non fossi stato adibito ad alcun compito d’ufficio e che, infine, e questa era la cosa più importante, non c’era stata turbativa nell’andamento dei servizi in quanto in quella data il Sindaco aveva concesso ai dipendenti di andarsene a casa due ore prima della fine del servizio. Quel finale era stato il mio colpo basso, inferto con tanta eleganza da sembrare quasi un soffio ma un soffio che fa cadere le montagne. Qualche settimana dopo mi fermò in piazza Ennio Nigelli, assessore comunista nella amministrazione precedente e da me attaccato in altri momenti e ancora presente in Consiglio Comunale nel gruppo di minoranza. Fu lui a fermarmi in piazza Municipio, all’altezza della cartoleria di Dotoli con mia sorpresa per il modo cordiale con cui mi aveva avvicinato in quanto, pur conservando con lui un rapporto nel tempo, non poteva dirsi che il nostro relazionarci non fosse conflittuale. “Gliel’ho detto a Cologno!” “Che cosa?” “Gliel’ho detto! Tu con Macchiarola perdi! Sei destinato a perdere!” Ciò aumentò la mia curiosità e gliene chiesi conto. “Assesso’, perché mi dici questo?” “Perché ho letto la tua ultima lettera” mi rispose. Non compresi subito cosa intendesse e a quale lettera si riferisse e gliene chiesi conto. “La lettera di risposta all’ultimo addebito” mi rispose sorridendo coi suoi baffetti per poi compiacersi di quell’innocuo e larvato riferimento alla festa di San Severino che si celebrava senza essere festivo, il 6 di dicembre. Quello era il giorno in cui in Ragioneria si preparava il mandato di pagamento in sostituzione della offerta annuale di cento libbre di cera bianca lavorata, promessa al santo per aver salvato la città dagli spagnoli nel 1528; e quello era il giorno in cui il sindaco aveva, con illegale liberalità, concesso ai suoi “dipendenti” di andarsene a casa a mezzogiorno. ***
La musica del sito sanseveropuntoit 3 giugno 2022 Prot.45 del 17/01/1985 Prot.47 del 30/01/1985 Prot.46 del 19/01/1985 Prot.48 del 31/01/1985
Capitolo QUARTO incubo di una notte di pieno inverno L
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LETTERA del Sindaco del 16 gennaio 1985
LETTERA del Sindaco del 19 gennaio 1985
LETTERA per trattenuta indebita del 30.1.1985
LETTERA di controdeduzione del 31 gennaio 1985