sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
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IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
Il X secolo La scomparsa della maggior parte delle “carte” del Monastero benedettino di San Pietro, che sorgeva a sette chilometri da San Severo (causata prima dal sisma del 1627, poi dai bombardamenti subiti nel 1943 dall’Archivio di Stato di Napoli, che ne custodiva d’importanti) preclude agli storiografi ogni possibilità di fissare con esattezza la data di fondazione dei cenobio di Terra Maggiore. Approfondimento L’apocalittico terremoto del 30 luglio 1627, che ebbe come suo epicentro San Severo, distrusse completamente numerose città e borghi della Daunia, compreso il nostro monastero. Tra le perdite irreparabili lamentate a seguito di quel disastro, oltre a quelle umane, vi furono anche e soprattutto quelle relative ai documenti, la cui sparizione diede la stura a numerosi e gravi abusi, come il rifiuto, da parte degli affittuari, di riconoscere il diritto di proprietà a chi lo deteneva legittimamente. E a farne le spese furono, in primis, i beni fondiari di spettanza ecclesiastica. Sappiamo, però, sebbene indirettamente, che nel 1018 il catapano Bojohannes concesse un diploma (praeceptum) con il quale si confermavano al Monastero i territori che già possedeva pacificamente. L’XI secolo Durante e dopo la cacciata dei Bizantini, si verificarono torbidi, incursioni, razzie, eccidi e molti soprusi furono commessi dai Normanni vincitori, ai danni dei Monastero. Fu necessario, pertanto, mediare con il nuovo governatore, Roberto   il   Guiscardo , che dimorava a Troia quando nel 1067 ricevette l’abate Benedetto di Terra Maggiore, il quale, forte della perorazione offerta alla sua causa da Roberto di Loritello (o Loretello, oggi Rotello, nel Molise), chiedeva il riconoscimento della validità e, quindi, il rispetto del diploma del 1018. Nella corte di Troia, davanti a Roberto il Guiscardo e ai suoi maggiorenti, venne data solenne lettura del testo del privilegio concesso dal Bojohannes, testo poi integralmente riportato nel diploma di conferma, andato perduto, che fu rilasciato in quella occasione in favore di Benedetto. Approfondimento In altro simile diploma, datato 1134 e a firma di re Ruggero    II    di    Sicilia , si enunciano sommariamente i possedimenti che il Monastero ebbe riconosciuti con il “praeceptum” (qui definito “privilegio”) del Bojohannes: “... Et notatur in dicto privilegio quod castrum S. Severus, casale S. Andreae in Stagnis, casale S. Iustae, casale Turris maioris, casale Sanctae Luciae de Rivo Mortuo sunt monasterii Turris maioris, ibidem habentis castrum Cantalupi, Lama Ciprandi, castrum Rogiarii cum iuribus, pertinentiis et hominibus”. Nel 1192, re Tancredi reitera ancora una volta il consenso accordato dai suoi predecessori al Monastero, includendo nel suo diploma il testo integrale del privilegio di Roberto il Guiscardo , compreso il “praeceptum” del Bojohannes. Così veniamo finalmente a sapere con precisione le grandi proprietà, rappresentate da castri, casali, chiese, case e terre sparsi tra Capitanata, Molise e Campania, che il Monastero era riuscito ad assicurarsi fin dagl’inizi dell’XI secolo. Grande fu il prestigio riconosciuto agli abati di San Pietro dai generali dello stesso Ordine benedettino e dai romani pontefici. Approfondimento Nel 1067 l’abate Benedetto partecipa, assieme a personaggi di altissimo rango, all’inchiesta che porterà alla deposizione di Adamo, il corrotto e crudele abate di Santa Maria di Tremiti. Ancora a Benedetto, l’abate di Montecassino Desiderio e papa Gregorio   VIII affideranno il compito di vigilate sui medesimi monaci tremitensi. Morto Benedetto in quello stesso anno 1067, i rapporti tra Montecassino e Terra Maggiore s’incrinarono per una dura vertenza su Santa Maria di Casalpino, che si trascinò fino al 1113, quando Pasquale    II , che allora trovavasi in Benevento, la risolse dando ragione a Montecassino. I possedimenti maggiormente consistenti vantati dal nostro monastero s’identificavano in Capitanata con gli abitati di Sant’Andrea in Stagnis, di Santa Giusta ed anzitutto di San Severo. L’abate aveva la sua residenza ufficiale nel ‘Castellum Sancti Severini’, nel quale amministrava la giustizia e dal quale emanava le sue leggi “da vero e assoluto barone”. Nello stesso castello (abitato fortificato, cioè circondato da mura e fossato), risiedevano i ‘severini’: contadini, operai, soldati e avvocati. Approfondimento Il casale di San Severo, sottoposto in tutto all’abate di Terra Maggiore, è probabile fosse contiguo al Castello di San Severino, ma disgiunto e distinto da questo anche per avere mura e fossato tutti propri.
LA DIOCESI
LE ORIGINI DELLA DIOCESI DI SAN SEVERO