sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
Fiorentino Fiorentino, alla pari delle altre piazzeforti bizantine, ebbe una storia contrassegnata da guerre e devastazioni e, assieme a Dragonara, una esistenza la più effimera di tutte: a tutti questi insediamenti, infatti, non sopravvissero che Troia e Melfi. Dall’onomastica tramandataci anzitutto dal Chartularium di San Maria del Gualdo, emerge chiaramente la comune appartenenza alla etnia longobarda dei primi abitanti e di Fiorentino e delle altre nuove città della Capitanata. Approfondimento Una ulteriore conferma della forte presenza demico- culturale longobarda a Fiorentino ci viene dal titolo sotto cui era posta la stessa cattedrale di questa città, la quale, anziché essere consacrata alla Gran Madre di Dio, come tutte le altre cattedrali della Daunia, era invece dedicata all’arcangelo San Michele, il santo che i Longobardi avevano eletto a loro protettore. Infine, anche l’episcopio fiorentinese era denominato “palazzo dell’Angelo”. Quando i Normanni s’impadronirono di Fiorentino, a simbolo della loro conquista vi costruirono, come era loro costume, una motta (collinetta artificiale), sulla quale fecero sorgere un castello, In Epoca Sveva, Federico    II , il “Puer Apuliae” e “Stupor mundi”, trasforma detto castello in una delle sue “domus sollaciorum”, nella quale andrà a morire per dissenteria il 13 dicembre 1250. Nel 1255, durante le lotte che infuriarono tra il papato e la Casa sveva, le truppe mercenarie inviate da Alessandro    IV contro lo scomunicato Manfredi rasero al suolo Fiorentino e Dragonara al solo scopo di ricavarne bottino. Fiorentino porterà in dote alla diocesi di San Severo un territorio di discrete dimensioni, compreso il sito che la ospitava; mentre la titolarità della sua diocesi passò al vescovo di Lucera. Dragonara Sebbene ristretta e periferica, la diocesi di Dragonara ebbe più volte ad annoverare vescovi che, per la loro non comune caratura morale, furono spesso incaricati di dirimere annose e delicate controversie in diocesi diverse dalla propria. Il primo vescovo fu Almerado (o Eimerado), figura storica attestata nel 1045 da una pergamena del “Chartularium” di Santa Maria di Tremiti. Nel 1060, papa Alessandro   II istituisce una commissione d'inchiesta, formata dall’abate Desiderio di Montecassino, dall’abate Benedetto di San Pietro di Terra Maggiore (oggi Torremaggiore), e da Leone, secondo vescovo di Dragonara, per indagare su Adamo, abate di Santa Maria di Tremiti, accusato di aver stretta alleanza con i pirati dalmati e di varie atrocità. Dopo un primo impedimento, una nuova commissione formata, nel 1067, da Campo, terzo vescovo di Dragonara e dai detti abati, con l’aggiunta dei vescovi di Civitate e di Troia, potè finalmente sbarcare a Tremiti, grazie all’aiuto offerto dal potente conte Roberto I di Loritello, fratello consanguineo di Roberto   il   Guiscardo e marito di Guizzotta, sorella del re Ruggero    II    di    Sicilia , e giudicare Adamo che, riconosciuto colpevole, venne deposto. Nel 1236 si ha notizia che Giovanni, ottavo vescovo di Dragonara, si recò a Tremiti per giudicare nuovamente gl’irrequieti cassinesi di Santa Maria e che inviò al Papa una relazione che provocherà la cacciata di quei Benedettini e la loro sostituzione con i Cistercensi. Il 26 ottobre 1255, a cinque anni dalla morte di Federico II , ... le genti de armi de lo Papa... disfecero Fiorentino e Dragonara, et uccisero tutti li Saraceni che se 'nce trovaro” come ci ricorda M. Spinelli. A seguito di quella tragedia, Fiorentino e Dragonara caddero nel più completo abbandono, poiché le loro popolazioni preferirono trasmigrare a Terra Maggiore, dove trovarono protezione negli ancora potenti abati del monastero di San Pietro. Dopo Ludovico Suarez di Toledo, trentesimo ed ultimo vescovo, eletto nel 1554, la diocesi di Dragonara esce di scena, probabilmente perché declassata a semplice arcipretura rurale annessa alla diocesi di Civitate.
LA DIOCESI
LE ORIGINI DELLA DIOCESI DI SAN SEVERO