sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
La battaglia di Civitate Si giunge così al fatidico 1053, anno in cui papa Leone   IX tenta di mettere fine alle invasioni normanne, fidando nelle armate messe a disposizione da Federico   di   Lorena e Goffredo   di   Lorena ed in quelle, invano promesse, da Enrico III di Germania. La battaglia, asperrima, si svolse nei pressi di Civitate, nella quale prese stanza anche il Pontefice, e si concluse con il trionfo pieno dei Normanni. Questi ebbero l'accortezza di non infierire sul Papa che, messo alla porta dai tremebondi Civitatensi per timore di rappresaglie, si presentò ai vincitori munito del suo carisma soltanto. I Normanni chiesero ed ottennero che Leone li benedicesse, venendo intesa quella benedizione come assenso pontificio alle conquiste realizzate ma un definitivo riconoscimento papale della loro oramai palese supremazia militare in Italia meridionale l’ebbero nel 1059 da Niccolò   II , a Melfi, loro quartier generale. I fatti di Civitate suscitarono a Bisanzio le ire dell'imperatore e dell'ambizioso metropolita Michele   Cerulario , che incolparono il Papa di aver mosso guerra su terre giuridicamente sottoposte alla loro autorità politico-militare e spirituale, fomentando una tensione che, appena un anno dopo quella celebre battaglia, sfociò dolorosamente nello Scisma d’Oriente (6 luglio 1054). La Diocesi di Civitate Il primo vescovo di Civitate di cui si abbia notizia, in quanto i suoi predecessori restano condannati all’oblio, è Amalgerio e, dagli atti da lui sottoscritti durante il Sinodo provinciale di Benevento, indetto nel 1201 dal metropolita Ulderico, è legittimo supporre che quella di Civitate, o quantomeno della sua diocesi, non sia stata una fondazione ‘ex nihilo’ da parte del Bojohannes, bensì il ripopolamento e la fortificazione di un abitato, magari languente e insignificante, ma pur sempre preesistente all'arrivo dei Bizantini e comunque sede di antica diocesi. Il tormentato crepuscolo della dominazione sveva portò sventura a Civitate e poco mancò che la Città scomparisse dalla ribalta della storia, come risulta dalla testimonianza di Matteo Spinelli: “In chisto anno 1258 dello mese di marzo re Manfredi fece scasare Siponte, et Civitate, et comandare che andassero ad abitare a Manfredonia”. Il XVI secolo Ma fu tra il declinare del XV secolo e i primi due terzi del XVI che Civitate ebbe a soffrire i mali peggiori a causa delle devastazioni apportate dalle armate turche. Tra le sue disfatte case s'aggiravano ormai soltanto i lupi e fu con cognizione di causa, essendo stato vescovo di Viesti (oggi Vieste) e dunque ben conscio delle miserevoli condizioni in cui versava quella città, che, nel 1580, Gregorio   XIII ebbe a dichiarare ... Civitate, esistente nel Regno di Napoli, del tutto abbandonata e rasa al suolo... abitata da alcun cittadino, e appena in essa si riconoscono le vestigia della Chiesa Cattedrale, e perciò la Chiesa di Civitate non più esiste in realtà”. Approfondimento Alcune famiglie di albanesi che si ostinavano coraggiosamente a dimorare in Civitate, assieme ad altre di eguale appartenenza etnica provenienti dai paesi limitrofi, eressero a pochi chilometri dalla diruta città, sul più alto dei colli Liburni, un nuovo abitato, denominandolo San Paolo per una edicola, o piccola cappella, dedicata a questo santo che si trovava su quell’altura la cui fondazione fu favorita da Cesare Gonzaga, signore di quelle contrade, che perfezionò la sua concessione con un contratto stipulato il 17 maggio del 1573.
LA DIOCESI
LE ORIGINI DELLA DIOCESI DI SAN SEVERO
Foto fornite insieme al testo, senza possibilità di contestualizzarle (foto Pasquandrea) Foto fornite insieme al testo, senza possibilità di contestualizzarle (foto Pasquandrea)