sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
L’età del bronzo Le origini di Civitate si fanno risalire all'Età del Bronzo (XIII-XI secolo a.C. ca.). A popolarla in quell’epoca era gente appartenente ad una koiné osco- sannitica che la denominarono Tiati o Teati, come si legge sulle monete che battevano, e la protessero circondandola con ben 11 chilometri di ampio fossato e poderoso àggere (terrapieno). Il periodo romano In Epoca Daunia (X-V secolo a.C.), la città assunse il nome di Teanum Apulum, come ci ricorda Cicerone , Tito   Livio nel libro IX, capitolo XII dei suoi “Annales” e Plinio il Vecchio nella sua “Historia naturalis”. Razzie, terremoti e carestie le provocarono un notevole decremento demografico, così che Traiano , quando s’interessò ad essa per la strategica posizione che il suo sito occupava sul fiume Fortore, più che ampliarla, la dovette quasi reinventare come città. A questo imperatore si devono la costruzione sul fiume Fortore, allora navigabile, di un poderoso ponte in pietra, la edificazione di templi ed altre opere pubbliche. I Teatini, riconoscenti, mutarono in Civitas Trajani la denominazione del loro abitato. Ma, subito dopo la morte di Traiano , avvenuta nel 117 d.C., sotto l’imperatore Adriano (120 d.C.), il nome della città subì l’elisione della componente patronimica, per cui essa si denominò Civitas solamente. Il medioevo L’Alto Medioevo segnò ancora una volta la decadenza, anzi, la totale scomparsa di questo abitato, di cui restò traccia solo nel toponimo rurale che contrassegnava il sito che un tempo lo ebbe ad ospitare. Furono proprio questi toponimi o i testi di alcune epigrafi ancora “in situ”, oppure altre testimonianze scritte a guidare i due catapani , Basilio Bojohannes padre, prima, ed il suo omonimo figlio, immediatamente dopo, nella dotta scelta dei nomi da assegnare alle città che, dal 1017 al 1040, andarono a fondare quasi tutte “ex nihilo” lungo il corso del Fortore. Nel 1017, un anno prima della sconfitta di Melo   di   Bari a Canne, Basilio Bojohannes seniore, per contrastare le minacce degli arabi di Sicilia, dei Longobardi di Benevento e di Salerno, e degli Ottoni, imperatori di Germania, invade la Daunia (o Capitanata) per portare i confini del tema di Longobardia, prima segnati dal fiume Ofanto, alla meglio difendibile linea tracciata dal corso del Fortore. Approfondimento Il Fortore, infatti, nel suo tratto superiore serpeggia tra le accidentate alture del Sub-Appennino Daunio; quando poi raggiunge il Tavoliere, scorre in una piana situata in fondo a terrazzamenti degradanti verso il basso e simili a poderosi bastioni non agevoli da scalare. A motivo dei suo imprevedibile e devastante carattere torrentizio e per avere greti di sovente mutati in basse e insidiosissime paludi mimetizzanti mortali trappole di sabbie mobili, il Fortore era un fiume molto temuto vuoi dai pastori, che fin dall'Età dei Bronzo scendevano in Puglia per la transumanza, vuoi da chiunque altro avesse avuto la necessità di attraversarlo. Pertanto, i pochi guadi sicuri ed i rari ponti di Epoca Romana che lo valicavano rivestirono sempre una importanza economica e militare tanto nevralgica da giustificare battaglie sanguinosissime per il loro controllo, come avvenne durante le guerre scatenatesi ora tra Annibale e i Romani, ora tra gli Angioini e gli Aragonesi. Tra le città-piazzeforti edificate dai Bojohannes (Dragonara, Fiorentino, Tertiveri, Montecorvino, Troia e Melfi) vi fu Civitate, costruita in una posizione dominante rispetto al ponte voluto da Traiano, sul quale confluivano i principali tratturi. Tali città furono concepite fin dall'inizio, per quanto con giurisdizione su territori molto piccoli, come sedi di diocesi, quasi sicuramente perché Bisanzio vi potesse esercitare la propria influenza anche nella sfera ecclesiastica, oltre che in quella militare ed amministrativa. Alla preponderanza dell’influenza greca su queste Chiese particolari del Meridione, Roma riparò mettendo in atto una politica di penetrazione capillare del fedelissimo Ordine di San Benedetto . Approfondimento Sorsero così innumerevoli cenobi cassinesi, i più importanti dei quali in Capitanata s’identificarono con le grandi abbazie di San Pietro di Torremaggiore, di Santa Maria di Tremiti, della SS.ma Trinità di Monte Sacro (tra Mattinata e Monte Sant’Angelo), di Santa. Maria di Càlena (in agro di Peschici). I Papi auspicavano la conquista dell’Italia meridionale da parte degli imperatori di Germania e Enrico   II il Santo, fu l'ultimo a lusingarsi della fattibilità di una tale impresa. Sceso che fu in Italia nel 1021, dopo rapida vittoria su Dragonara ed Ascoli Satriano, nel 1022 fu costretto a demordere ignominiosamente dai suoi ambiziosi disegni di fronte alla resistenza oppostagli dall’assediata, affamata, ma indomita ed invitta Troia. Le piazzeforti erette per contrastare le scorrerie dei Longobardi dovettero, però, cedere alle sortite dei Normanni.
LA DIOCESI
LE ORIGINI DELLA DIOCESI DI SAN SEVERO