sanseveropuntoit, 8 maggio 2019
Avv. Speranza Fabio Via Legnago, 20 Brindisi Egregio avvocato Vengo ad esternarle tutto il mio disappunto e il mio sconcerto per il comportamento che ha del tutto vanificato l’ottima impressione che si suscitò in me nel corso della conversazione tenutasi nel suo studio legale il 14 dicembre dello scorso anno grazie anche alla benevolente attenzione posta ai fatti e alle ragioni per le quali ero a richiedere il suo patrocinio per l’avvio di una causa civile di risarcimento conseguente a una sentenza penale passata in giudicato e per la solidarietà che ebbe ad esprimermi a fronte dei gravi atti oggetto della mia esposizione. Nella piena fiducia nella sua professionalità e competenza, mi premurai, pertanto, già il giorno successivo, di farle pervenire via mail le sentenze da lei ritenute necessarie per avere piena contezza dei precedenti per la conseguente azione legale da avviarsi, con l’intesa che nei giorni immediatamente successivi mi avrebbe dato conto della procedibilità dell’azione legale. Sta di fatto che nel silenzio che ne è seguito, nel ricontattarla telefonicamente per avere conto dell’esito della sua valutazione ho dovuto ascoltare le sue scuse per non essere, nel frattempo, riuscito a “leggere” le sentenze inviategli in quanto “oberato” da altre sue faccende e da impellenti scadenze che non gliel’avevano consentito assicurandomi, tuttavia - a fronte della mia ansia di cui lei si dichiarò del tutto cosciente e partecipe - che, senza fallo, sarebbe stato suo impegno telefonarmi “alle ore 12 del 21 dicembre 2018”. Tale suo impegno servì, allora, a diradare i miei dubbi sulla sua serietà anche perché alla mia puntualizzazione che, in mancanza, l’avrei chiamato io, lei ha ribadito più volte, e in maniera del tutto convincente, che mi autorizzava a chiamarla quanto volessi e senza alcuna remora da parte mia; il che ebbe l’effetto di rincuorarmi sulla sua disponibilità e confermarmi della sua serietà. Sta di fatto che dopo aver inutilmente atteso nella mattinata di quel 21 dicembre la sua telefonata, quando, nel pomeriggio di quel giorno e nella giornata successiva, ho provato, ripetutamente, a chiamarla (credo almeno sette o otto volte a distanza di mezz’ora) non ho ricevuto risposta trovando ora occupato, ora la segreteria, ora - addirittura, quelle volte che ha risposto - a sentire che la chiamata veniva da lei interrotta. Il medesimo fatto si è ripetuto il 30 dicembre quando, dopo le festività natalizie, ho cercato di contattarla tanto che, avendo avuto modo di esternare il mio sconcerto, ma anche il mio disappunto e la mia rabbia, al comune conoscente (Davide) - che, a fronte della mia esigenza di contattare un legale, mi aveva indirizzato a lei - questi, fattosi nel frattempo responsabile della cosa e avendola contattata direttamente, ebbe a comunicarmi che lei aveva perso il mio numero di cellulare (sic!) ma che, riavutolo ora per suo tramite, gli aveva assicurato che si sarebbe messo comunque in contatto con me entro il 31 dicembre. È stanchevole aggiungere che neanche questo è accaduto e io stesso mi ero stancato e, avvilito per la faccenda, deciso a desistere da ulteriori tentativi di contatto con una persona che tanta poca serietà aveva mostrato con un comportamento che anche il suo amico Davide aveva lasciato sconcertato tanto da messaggiarmi la sua delusione con la frase: “Credevo che fosse una persona seria”! Pur tuttavia, non riuscendo a subire in silenzio la sua mancanza di serietà e volendo dar voce al mio giudizio nel frattempo formatosi sulla sua professionalità e correttezza, mi sono deciso a ricontattarla telefonicamente il 17 gennaio u.s. ma, restando del tutto spiazzato dalle sue scuse e giustificazioni (“… ho avuto tanti problemi…”, “… tanto da fare… il computer infettato…”, “… ho perso il suo numero…”, “Mi rimandi tutta la documentazione e mia dia uno o due giorni… il tempo di leggere le sentenze e sarà mia cura contattarla…”), me ne sono astenuto e, per quanto permanessi nel sospetto che le sue scusanti fossero non ben “fondate”, le ho re-inviato la documentazione alla nuova mail da lei comunicatami con un Sms. Il fatto che, a tutt’oggi, 28 febbraio 2019, lei non abbia sentito alcun obbligo nei confronti di un cliente pagante e di non aver assolto al compito derivante dall’onorario richiesto, è mia personale opinione, dato il tempo trascorso, che lei non solo non faccia onore alla professione che esercita disonorando con il suo comportamento l’Ordine a cui dovrebbe essere iscritto, ma lo stesso genere umano o, almeno, la parte migliore di questo. Per tale motivo, in assenza di qualsiasi prestazione da parte sua che possa dar ragione o occasione ad un onorario, con la presente la invito espressamente alla restituzione della somma di euro 300.00 (trecento), richiestami a fronte di prestazioni professionali inesistenti e da lei percepita in nero e senza darmene ricevuta il giorno 14 dicembre 2018 nel suo studio posto in Brindisi, via Legnago 28, da restituire con accredito sul c/c bancario intestato a Giovannantonio Macchiarola, IBAN: IT    79    N    03058    01604 100570931966 nell’arco di sette giorni dalla ricezione della presente. Si significa che, in mancanza di tale accredito e trascorsi sette giorni (7 giorni) dalla ricezione della presente, la stessa sarà inviata all’Ordine degli avvocati locale e nazionale dandone nello stesso tempo ampia diffusione via internet nonché tramite il mio dominio personale e facebook, fatta salva ogni altra iniziativa tesa a dare il massimo risalto alla sua mancanza di correttezza civile e morale, tralasciando quella professionale di cui non ha evidente contezza. 28 febbraio 2019 Giovannantonio Macchiarola
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