Vorrei evitare qualsiasi commento per il disgusto e la rabbia che a questo punto mi coglie! Non posso, tuttavia, evitare, se non abbandonerete anche voi la lettura di questo racconto, di richiamare l’attenzione su alcuni elementi, di cui tratterò più ampiamente in seguito, che solo un Magistrato o un Giudice sarebbero capaci di ignorare: che non è stata mai effettuata la notifica al giudice tutelare (art.35); che la convalida del TSO da parte del Croella ha preceduto la proposta di ricovero del Carafa; che la stessa proposta è stata firmata dal Carafa senza conoscere la diagnosi e senza alcuna motivazione che la giustificasse, nonché senza il menomo rispetto «della dignità della persona e dei diritti civili e politici»; che mi fu impedito dal Sacco e dal Croella di avere contatti con chiunque; che mi fu rifiutata la richiesta, avanzata quando mi resi conto della trappola, di essere sottoposto a «trattamento volontario»; che non ero affetto da «alterazioni psichiche» ma regolarmente al lavoro nel mio ufficio insieme ad una collega; che fu necessario, dopo ore di attesa, di servirsi di una squallida donnetta per attrarmi nell’agguato… Ma basta! Comprendo come solo i delinquenti siano capaci di affermare, quando sono inquisiti, di «aver fiducia nel lavoro dei Magistrati». Ora, miei cari cinque residui lettori, lascio a voi giudicare sulla violenza delle espressioni a cui mi son lasciato andare contro la feccia che alligna all’interno di questa amministrazione delinquenziale che il già avvocato e sindaco pro- tempore Francesco Miglio , difende facendosene correo. Se il mio sesto lettore mi ha abbandonato per essersi, da e -lettore di Miglio, indignato per il mio linguaggio impudente, non posso, tuttavia desistere dall’intento di lasciare un monumento di infamia alla città senza legge e all’attuale sindaco che si assume la responsabilità di difenderne le illegalità perpetrate rendendosene correo. Nessun giudice ha voluto valutare che, proprio   nelle   ore   immediatamente precedenti   il   sequestro   subìto , ero io ad accusare la dirigenza del Comune di essere «farneticante» con una lettera della quale, di seguito, mostro il frontespizio e di cui darò maggior conto in altro contesto, invitando i miei restanti cinque lettori a fare attenzione, per ora, al timbro che ne attesta la consegna (6 giugno 2001, ore 9.32) .
sanseveropuntoit, 29 aprile 2017
In tale lettera facevo riferimento ad un precedente ordine di servizio rimarcando l’irragionevolezza di quello a cui si rispondeva per essere immotivato, irrazionale e privo di presupposti logici, denunciando la situazione assurda che si voleva capoticamente imporre e chiedendo di essere ascoltato dalla Conferenza dei dirigenti per renderli edotti della situazione onde individuare le responsabilità dirigenziali che l’avevano creata. Di seguito fornisco, comunque la versione integrale di tale lettera che, per quanto vi siano riferimenti a fatti di cui non si è dato fin qui conto, potrà essere utile a fornire elementi ( anche sulle mie condizioni mentali di quel giorno ) ai più avveduti tra i miei cinque lettori che - al contrario della Procura di Foggia e del GUP Curci Rita Pasqualina che l’hanno intenzionalmente insabbiata - ne volessero avere cognizione.
Collegamento alla lettera  presentata il 6 giugno 2001
Capitolo QUINTO I volenterosi carnefici
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