Capitolo Primo
UN SINDACO A DIGIUNO DI LEGALITA’
17 febbraio 2017
Rimane, pertanto, il sospetto che la decisione del GUP di non rinvio a giudizio dei colpevoli, affidatisi nel frattempo alla “misericordia del Giudice”, (compresi i due iscritti all’Ordine dei Medici che hanno certificato, su richiesta del Comune e in palese e autoproclamata falsità, la necessità di un TSO), sia stata assunta nella consapevolezza che tale sentenza non sarebbe stato possibile impugnarla e che, se comunque lo fosse stata, come infatti è accaduto, ne assicurava la non punibilità. Il fatto che la Corte d’Appello di Bari e la Cassazione, intervenuta due volte, abbiano poi riconosciuto la responsabilità penale con la condanna dei colpevoli, può solo servire a comprovare come “quei giudici” non fossero nel raggio d’azione della mafia politica che gestisce l’Amministrazione del Comune di San Severo, evidentemente non in grado di estendere i propri tentacoli oltre la Procura Generale di Bari che ne aveva, infatti, richiesto l’assoluzione. Per darle una più plastica idea del clima mafioso imperante nella Amministrazione politica del Comune di San Severo e delle sue tentacolari infiltrazioni e capacità di condizionare gli apparati istituzionali locali, le riporto, solo a titolo di esempio, che il maresciallo dei carabinieri incaricato del mio “caso” (da cui fu, poi, subito sollevato) ebbe a confessarmi - evidentemente nella consapevolezza delle pressioni in atto - che se volevo dare soluzione al mio problema non vi era altro modo che quello di “andare in televisione” (sic!). Non avendo avuto tale opportunità, le chiarisco -se è arrivato a leggermi fin qui- che stavo a richiedere la sua attenzione nella “presunzione” che solo un suo intervento politico sulla attuale Amministrazione, da lei onorata e “coperta” con la sua presenza, potrebbe restituire la patente di “legalità” al Comune di San Severo in virtù di un “ravvedimento operoso” che, attraverso il riconoscimento delle azioni illegali perpetrate a mio danno sia a livello personale che morale e professionale, ne comporti la susseguente assunzione di responsabilità. Considerando, comunque, come un altro Presidente, in   una   carica   ben più   alta   della   sua , abbia avuto in passato la sensibilità di corrispondere alla mia richiesta di intervento, resto dell’opinione che l’indifferenza - se vorrà convenirne con me - oltre ad essere sintomo di connivenza e segno di complicità, è la massima violenza che possa farsi contro la persona umana per cui, dal comportamento che, in uno con quant’altri sono stati inutilmente investiti di questa vicenda, lei pare aver fin qui condiviso, non resterebbe che evincere come la promessa di un “Rinascimento Morale e Culturale” di questa Italia rimarrà ancora una illusione in quanto, quale ne sia l’esito, anche la sua “avventura” di impegno politico, non sarà utile a realizzarla. 17 febbraio 2017 Giovannantonio Macchiarola P.S. Le allego il testo di una intervista apparsa il 14 settembre 2001 sul periodico “Protagonisti”.
…segue LETTERA APERTA a Michele Emiliano
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