LA LETTERA «contro» GIANNI LANNES e) L’AVVISO DI GARANZIA Solo un intervento della Presidenza della Repubblica, induceva la Procura della Repubblica, nel mese di settembre del 2003, e “a conclusione delle indagini”, a iscrivere - dopo oltre due anni - nel registro degli indagati Giuliani Giuliano, sindaco; Balice Giorgio, Segretario generale; Belmonte Silvana, dirigente, Sacco Ciro, Comandante dei vigili (tutti della amministrazione comunale di San Severo), in uno con i due medici Croella Nicolino e Carafa Fernando, per sequestro di persona e altri reati, chiarendo, nello specifico, la responsabilità degli stessi in quanto “i n concorso tra loro, privavano della libertà personale Macchiarola Giovannantonio… in virtù di ordinanza …. adottata da Giuliani Giuliano, sindaco p.t. di San Severo, …[che] sottoscrivendo in bianco ordinanza, poi successivamente compilata,… poneva in essere atti idonei, diretti in modo non equivoco ad attestare il falso in atto pubblico sulla base di richiesta… proveniente da Carafa Fernando, nella qualità di medico proponente e materialmente redatta da Croella che - aderendo alle richieste e su istigazione morale di Balice Mario e Belmonte Silvana (…) - la sottoscriveva per convalida e attestavano falsamente che Macchiarola Giovannantonio presentava le seguenti alterazioni psichiche (omissis) tali da richiedere interventi sanitari urgenti…; provvedimento sindacale materialmente eseguito da Sacco Ciro che, quale Comandante della Polizia Municipale di San Severo, impartiva le disposizioni necessarie per catturare il Macchiarola… ”. Più chiaro di così ?!? Sembrava che il diritto e la giustizia dovessero a questo punto trionfare! Ma, non essendo evidentemente queste le finalità della procura di Foggia, da allora ebbe inizio un ulteriore balletto di rinvii e indagini suppletive, nel corso delle quali veniva, a ciascun rinvio, cambiato il G.I.P e il P.M. incaricato, e che, in prima battuta, portarono all’incredibile e diretto proscioglimento del Sacco Ciro, il comandante dei vigili urbani, esecutore materiale e consapevole Killer del reato da lui portato a termine contravvenendo all’articolo 32 della Costituzione italiana e all’art. 1 della legge 180 che, per il ruolo e lo stipendio percepito, non poteva ignorare né, tantomeno, calpestare! Nel frattempo, e conseguentemente, non venivano a cessare le prevaricazioni e persecuzioni da parte di quelle medesime persone che si erano fatte corree nella esecuzione degli ordini via via loro impartiti dall’ineffabile Caposiena Fernando, allora assessore e “mammasantissima” da me indicato pubblicamente come un mafioso che teneva in pugno un’intera amministrazione comunale e definito, sempre pubblicamente, come il verme rintanato in una mela bacata! Neppure un digiuno di protesta di 48 giorni per rivendicare il mio diritto di dipendente pubblico ad essere restituito al lavoro e per sollecitare l’intervento della omertosa magistratura e la cessazione di quel martirio, servì a smuovere le acque o, quanto meno, ad ottenere una qualsiasi solidarietà. Le distinte denunce (22 se non vado errato) alla Procura della Repubblica di Foggia, non hanno mai meritato alcuna attenzione, sono state mai accorpate alla denuncia principale, per quanto avanzate esplicitamente a tale scopo e rilevanti a far emergere il complesso dell’intento criminoso, venendo poi, nel corso del tempo, tutte archiviate per decorrenza dei termini, comprese quelle che riferivano la circostanza di non essere adibito ad alcuna attività lavorativa pur in perseveranza della puntuale riscossione degli emolumenti stipendiali e persino (nel 2004) dello straordinario elettorale!
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