LA LETTERA «contro» GIANNI LANNES d) LE CONSEGUENZE Ma questo atto delinquenziale non è stato che il primo di una serie di comportamenti criminali messi in atto a mio danno e di azioni illegali, tutte penalmente rilevanti, che non è possibile enumerare singolarmente, dalla diffamazione al falso in atto di ufficio, con il ricorso ad azioni disciplinari del tutto inventate e precostituite, con vessazioni e prevaricazioni, e, infine, per ferirmi nella mia dignità personale e di pubblico dipendente, con il privarmi della mia qualifica professionale (tanto da cancellarmi, tra l'altro, persino dalla pianta organica) e, nel tenermi lontano da qualsiasi attività lavorativa nel corso dei successivi cinque anni e mezzo, costringendomi ad assenze per malattia e, finito il periodo di comporto, a pormi in aspettativa senza assegni e a richiedere, infine, il collocamento in pensione dal 1 gennaio 2008. può dirsi che io sia rimasto inerme vittima della persecuzione e delle vessazioni o di averle subite senza reagire. Valgano le mie impugnazioni dei provvedimenti disciplinari, tutti fantomatici e tutti puntualmente sventati in punta di diritto tanto da renderli senza esito; le mie lettere di denuncia alla dirigenza del Comune di San Severo col richiamo, tra l’altro, alle loro responsabilità amministrative e contabili in quanto continuavo a percepire lo stipendio senza alcuna prestazione lavorativa; l'invocazione di intervento agli organi istituzionali, dal Prefetto alla Corte dei Conti, dalla Presidenza del Consiglio al Ministero degli interni, dal Vescovo della diocesi di San Severo alla stampa locale e nazionale e infine, oltre all’Ordine dei Medici della provincia di Foggia, alla Presidenza della Repubblica, senza parlare delle "ben ventidue denunce penali" alla Procura della Repubblica di Foggia e alla Corte di Appello di Bari, tanto da dar corpo ad un vero e proprio epistolario di oltre duecento- duecentocinquanta lettere tutte, salvo la eccezione che andrò a citare del Presidente Ciampi, rimaste senza risposta, comprese quelle rese pubbliche e che per il loro contenuto avrebbero ben potuto meritare quanto meno un procedimento disciplinare, senza doversi “inventare” fantomatiche ragioni come quelle artatamente, quanto stupidamente, precostituite. La mancanza di risposte appare più grave quando ha riguardo alla omertà, se non fosse possibile chiamarla connivenza, della Procura della Repubblica di Foggia la quale, dopo aver atteso oltre sette mesi per dar avvio alle indagini, anziché indagare i colpevoli, ha pensato che fosse opportuno avviare una indagine sulla mia persona (chiedendo, tra l’altro, una perizia psichiatrica, effettuata “sulla carta” e a mia insaputa, e una perizia calligrafia sulla certificazione confezionata dai due medici, del tutto superflua e inutile in quanto rei confessi). Il tutto per perdere tempo e richiedendo, di volta in volta, supplementi di indagini (sic) protrattisi stancamente mentre il pubblico ministero aveva già richiesto il non luogo a procedersi contro i rei con la motivazione che, non potendosi appurare lo stato mentale del denunciante al momento del sequestro, il dubbio imponeva l’assoluzione!
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Queste pagine sono una rielaborazione grafica di contenuti già pubblicati nel 2014
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