O mente che scrivesti quel ch’io vidi qui si parrà la tua nobilitate. (Dante, Inferno, c. II, vv.8-9)   Nell’accingermi   a   dar   conto   della   mia   vicenda   con   la     testimonianza   della   mia impari   lotta   contro   l’omologazione   imperante   che   sembra   pervadere   in   maniera assurda   il   mondo   che   vivo,   mi   rendo   conto   che   sarei   poco   credibile   se   partissi   da una      tale      visione      fantascientifica,      più      consona      ad      una      sceneggiatura cinematografica   visionaria   ma   certamente   non   rappresentativa   ad   un’occhiata superficiale    della    realtà    sociale    e    politica    dei    nostri    giorni    né    della    nostra ( apparente )   modalità   di   viverci   e   di   considerarci,   singolarmente   e   in   gruppi,   nel nostro quotidiano e nei nostri rapporti civili.     Potrei   mai   essere   credibile   se   mi   raccontassi   come   vittima   non   di   una   vicenda occasionale   e   localizzata   ma   di   una   ben   più   ampia   congiura   ordita   a   livelli   più alti   di   sistema   di     cui   “tutti”   sono   partecipi   all’unisono   e   di   cui   io,   restandone fuori, son divenuto vittima?     E   non   potrebbe   suscitare   sospetti   sulla   mia   credibilità   se   attribuissi   ad   un complotto   kafkiano   l’indifferenza   assoluta   in   cui   si   è   disperso   ogni   mio   tentativo di dar diffusione e di provocare echi al mio estenuato grido di rabbia e di dolore? Posso   aggiungere   che   quando   ho   avuto   occasione   di   rappresentare   la   mia vicenda   in   una   qualche   amichevole   conversazione,   l’assoluta   assurdità   del   mio racconto   lasciava   il   mio   ascoltatore   del   tutto   sbalordito   e,   forse,   con   il   sospetto che ne facessi una stortura con la mia esposizione? Cosa disse, d’altronde, il dottore del reparto psichiatrico quando gli raccontai le circostanze del mio sequestro? “Ma vede che lei è delirante?” Ed io: “Delirante? Perché delirante?” E quello: “Perché solamente una mente delirante può pensare che io, un dottore, possa credere che una pubblica amministrazione, possa fare una cosa simile ad un proprio dipendente! E non è forse vero che qualcuno, avvocato difensore dei rei o procuratore che fosse, ha affermato che se il fine fosse stato quello di voler nuocere al dipendente, avrebbe il Comune ben potuto farlo senza ricorrere a un tale estremo? Ergo? L’amministrazione del Comune delle Bananas, non essendo nella condizione, per non averne le ragioni, di poter agire in maniera legittima contro il Responsabile dell’Ufficio Relazioni con il pubblico, non ha trovato altro mezzo che provvedervi con un atto delinquenziale e fuorilegge!!!
Introduzione
28 febbraio 2019 (*) [N.d.R. Tutto ciò attraverso due Lettere Aperte: la prima, risalente al 2014 , fu motivata dalla lettura di un articolo postato su internet nel 2012 ma di cui venni a conoscenza solo allora; la seconda, risalente al gennaio del 2017 , che servì poi a motivarmi, a far tempo dal 28 febbraio dello stesso anno, a riprendere mano a questo sito, fu suscitata dal gran strombazzare che la stampa e i media facevano in quel momento sui cosiddetti «furbetti del cartellino»]
Maggio 2014 Gennaio 2017
Andiam che la via lunga ne sospigne. (Dante, Inferno, c. III, v. 22) Occorre, allora, che il mio racconto resti agganciato a fatti concreti e non si perda in ulteriori illazioni. D’altronde il suo snodarsi in ormai quindici anni è tale che si corre il rischio di dover attendere troppe pagine perché se ne possa avere piena cognizione in una visione unitaria e complessiva utile a darne un giudizio. In più, una ordinata e cronologica esposizione potrebbe risultare talmente prolissa da sfiancare il mio stesso impegno a farne il resoconto. Meglio immergersi nel vivo del racconto, allora! E sùbito! Propongo, quindi, ai miei sette lettori decisi a procedere nella cognizione del dolore, di immergersi in due momenti diversi del mio vissuto che potranno servire a riassumere in maniera generale e complessiva i termini e i fatti di questa persecuzione indefessa e capotica e a dar conto del complotto micidiale che mi ha escluso da qualsiasi tutela legale e costituzionale e da ogni solidarietà politica, sociale e morale. (*)
Avvertenza
Queste pagine sono una rielaborazione grafica di contenuti già pubblicati nel 2017
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