Lufficiochenoncè UNA ORDINANZA ILLEGALE E passiamo, ora, all’Ordinanza. A guardarla non sembra mostrare stranezze. Un semplice prestampato al quale basta aggiungere il nome del destinatario, poiché il resto è già scritto, e apporvi la firma da parte del Sindaco come, in effetti, vi appare. Se non che, anni dopo, senza poterne citare la data esatta in quanto è nascosta da qualche parte nel coacervo di carte ancora da consultare, il sindaco Giuliani alla mia domanda come avesse potuto firmarla, mi rispose che lui non aveva firmato alcuna ordinanza. La sua risposta, apparentemente incredibile, non rendeva minore la colpa di non aver impedito quella azione contro la mia persona, non fosse altro per il debito che aveva nei miei confronti. Lui mi spiegò che in quei giorni la Belmone lo stava a subissare, che gli aveva detto che stavo male, che c’era bisogno di fare qualcosa per aiutarmi e che, dopo qualche giorno di ospedale, sarei ritornato al mio posto… e, ancora una volta, ebbi prova della furbizia del Caposiena Fernando che, senza apparire, aveva usato le subdole e false insinuazioni suggerite alla sua galoppina per superare le resistenze di un sindaco superficiale e distratto. Per quanto insistesse a dire che non aveva firmato nulla, non fu convincente ai miei occhi, anche se in quel periodo, alla fine del 2002, in effetti, li fece dei tentativi per risolvere la questione, fino a invitarmi in una seduta di Giunta tenutasi il 20 ottobre di quell’anno, evidentemente per verificare i suoi margini di manovra nei confronti del Caposiena, presente a quella riunione, venendone, comunque, sconfitto per esserne succube a seguito di qualche male affare intercorso tra loro e, quindi, sotto ricatto. Ma non anticipiamo gli eventi. In questo caso l’ho fatto per il semplice motivo di non avere alcun documento a riprova di questa conversazione privata e non riesco a ritrovare, forse rubatomi con altre cose, il nastro in cui registrai quella riunione di Giunta e Giuliani non può testimoniarmi per essere divenuto una “buonanima”, ora che è morto. segue…
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Capitolo UNDICESIMO L’UFFICIO CHE NON C’E’
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