Lufficiochenoncè
LE PROVE DELLA FOLLIA, DI CHI?
…continua
Per rendere completo il quadro, occorre aggiungere le pagine di anamnesi
con le quali si dava conto del mio stato psichico in quei giorni di ospedale.
Un
appassionato
della
Settimana
Enigmistica
potrebbe
divertirsi
a
fare
il
gioco
delle
differenze
tra
quello
che
hanno
scritto
il
primo
giorno
a
confronto dell’ultimo della mia permanenza.
Non
ci
sarebbe,
poi,
bisogno
di
chiamare
il
Tenente
Colombo
ad
esaminare
quel
primo
documento,
firmato,
tra
gli
altri
dallo
Stoduto
a
cui
si
deve,
certamente,
la
spunta
sulla
parola
«delirante».
Solo
che,
poi,
dovrebbe,
lo
Stoduto,
o
Stolido
che
è
meglio,
spiegare
come
possa
coniugarsi
quella
sua
aggettivazione
a
conferma
della
diagnosi
dei
medici
spergiuri, con la spunta delle altre caselle!
Un
«DELIRANTE»
che,
nello
stesso
tempo,
ha
uno
sguardo
vivace,
un
linguaggio
normale,
una
aggressività
non
presente,
ordinato
e
pulito
per
quel
che
riguarda
l’igiene
personale
e
che
comunica
con
gli
operatori,
accetta le regole sociali e, dulcis in fondo, ha uno stato vigile di coscienza!
Come
giudicare
questo
scienziato?
Un
uomo
da
poco
che
ha
comprato
la
laurea
vendendo
l’anima
al
diavolo?
Uno
spergiuro
non
di
Ippocrate
ma
della
più
normale
logica?
E
si
potrebbe
continuare
se
questo
servisse
a
redimerlo e se valesse la pena di farlo.
In
conclusione,
un
essere
che
vale,
quanto
il
Fernando
Carafa
ovvero
meno di ciò che evacua!
Solo
per
liberarmi
delle
altre
carte
che
ho
racimolato
in
questi
giorni,
aggiungo
anche
quelle
che
riguardano,
infine,
le
mie
dimissione
dal
reparto
psichiatrico.
Capitolo UNDICESIMO
L’UFFICIO CHE NON C’E’