Lufficiochenoncera
GIORGIO BALICE, UN SEGRETARIO ALLA BERLINA
….segue
Mi
piace
solo
far
notare
che,
nel
rileggerla,
ho
scoperto
di
avere
usato
per
la prima volta, alla lettera r), l’espressione “
Comune delle Bananas
”.
Questa
lettera
la
inviai,
oltre
ai
Sette
Magnifici
Cortigiani,
o
Dirigenti,
come
oggi
si
chiamano,
anche
al
Dipartimento
della
Funzione
Pubblica
e
alla
Commissione
per
l’accesso
ai
documenti
amministrativi,
per
quello
che
vale.
Ma
il
colpo
grosso
fu
l’invio
al
Bollettino
dei
Segretari
Comunali
e
Provinciali
che
ne
fece
pubblicazione
sul
sito
internet
allora
tenuto
e
curato
da
Carlo
Saffioti
,
Segretario
Generale
scomparso
il
2
marzo
del
2022.
Questa
mia
lettera
ha,
dunque,
echeggiato
da
quel
sito,
con
mia
grande
soddisfazione per molti anni, a disdoro e vergogna del Balice.
L’esimio
Segretario
Generale,
Carlo
Saffioti
-
dotto
autore,
tra
l’altro,
del
volume
su
L’ordinamento
degli
Enti
Locali,
di
commento
al
TUEL,
edito
dalla
Maggioli
-
ha
trovato
certamente
nei
propri
principi
di
correttezza
la
motivazione
per
pubblicare
la
mia
lettera
nella
sua
versione
integrale
ma
anche,
evidentemente,
nella
validità
delle
ragioni
con
cui
argomentavo
contro l’abuso di un indegno collega.
Per
questo
motivo,
non
mi
curai
della
risposta
che
mi
pervenne
dalla
Belmonte
Silvana,
firmatasi,
per
l’occasione,
Dirigente
del
personale
in
sostituzione
della
Tricarico,
con
la
quale
mi
comunicava
il
diniego
d’accesso,
dimenticando
ciò
che
prevedeva
il
Testo
Unico
sugli
Enti
locali,
l’articolo
100
dello
Statuto
del
Comune
e
l’assurda
circostanza
che
fosse
inaccessibile
un
atto
del
Comune
affisso
all’Albo
Pretorio
per
renderne
edotta la cittadinanza ma non Macchiarola.
Non
mi
detti
pena
nemmeno
di
rispondere
in
quanto
avrei
dovuto
solo
ripetere
ciò
che
avevo
già
portato
a
conoscenza
di
una
Dirigente
incapace
che
dimostrava,
così,
di
ignorare
la
differenza
tra
legge
generale
e
legge
speciale
e
che,
applicando
gli
articoli
della
241,
negava
i
diritti
che
avrebbe
dovuto, invece, tutelare!
Venni
in
seguito
a
sapere
che
durante
una
conferenza
dei
Dirigenti
nella
quale
era
stato
posto
il
“caso
Macchiarola”
e
alla
quale
era
stato
invitato
il
legale
del
Comune,
l’avvocato
Mario
Carlino,
perché
“studiasse”
come
poter
rispondere
alle
lettere
del
Responsabile
Urp,
uno
di
quei
cortigiani,
nello
specifico,
Livio
Caiozzi,
dette
la
più
ampia
denotazione
della
propria
insipienza
e
del
proprio
livello
culturale
sbottando
nella
frase:
“Ma
come
fa
a
sapere
tutte
queste
leggi?
Dove
le
trova tutte quelle norme?”.
In
quella
stessa
riunione,
non
trovando
il
Carlino
soluzioni
al
‘caso’
sottopostogli,
l’ingegnere
Pietro
Zaccaro,
mio
amico
d’altri
tempi,
aveva
detto,
col
beneficio
da
parte
mia
che
fosse
solo
una
‘boutade’
o
un
modo
ironico
per
mettere
in
evidenza
la
incapacità
dei
presenti
a
tenermi
fronte:
“E
che?
Mica
gli
vorrete
fare
un
TSO?”
o
una
frase
di
questo tenore.
Una
congrega
di
iene
e
sciacalli
senza
pudori
che,
incapaci
di
starmi
al
confronto a viso aperto, tessevano intrighi nascondendosi nell’ombra.
Capitolo DECIMO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA
Parte quINTA