Maldicenze e invidie
A
proposito
del
“Prestito
d’onore”
il
successo
fu
tale
da
suscitare
l’invidia
generale,
tanto
da
farne
progettare
lo
scippo
di
cui
si
rese,
in
effetti,
esecutore
il
consigliere
Calvo
Primiano
Pio
quando
venne
a
rappresentarmi
l’intenzione
dell’Amministrazione
di
aprire
uno
“Sportello
Informa
Giovani”
per
assumere
alcuni
ragazzi,
tesserati
di
partito,
affidando
loro
quell’incarico
nell’ambito
di
tale
“nuovo”
servizio,
di
cui
no,
non
sarei
stato
io
il
referente
ma
che
avrebbe
avuto
il
suo
spazio
nella
stanza
attigua,
chiaramente
senza
darmi
fastidio,
a
cui
si
accedeva
dalla
porta
esterna su Via dei Quaranta.
Avendo
altri
orizzonti,
non
ebbi
problemi
ad
adeguarmi
alla
cosa,
salvo
scoprire
l’insidia
nascosta
del
consigliere
rampante
quando,
qualche
settimana
dopo,
venni
a
conoscenza
che
la
Vincenza
Cicerale
,
un
settimo
livello
alla
quale
era
stato
affidato
il
compito
di
sovrintendere
a
quel
“nuovo”
servizio,
si
era
permessa
di
trasmettere
una
lettera
al
Sindaco
con
la
quale
significava
come,
a
seguito
dell’avvio
di
questa
“nuova”
attività
che
aveva
avuto
l’incarico
di
organizzare
e
dirigere,
fosse
d’uopo,
e
del
tutto
evidente,
procedere,
di
conseguenza,
alla
abolizione
dell’ormai pleonastico URP.
Per
quanto
mi
dispiaccia
non
avere
più
copia
della
delibera
istitutiva
dell’URP,
ancora
più
mi
cuoce
e
mi
irrita
non
avere
copia
della
lettera
con
la
quale
risposi
e
misi
alla
berlina
questa
nullafacente
del
giorno
prima
per
la
presunzione
-
in
virtù
di
una
delle
attività
da
me
autonomamente
avviate
senza
che
questa
in
specie
fosse
precipua
o
pertinente
al
mio
Ufficio
-
di
sostituirsi
all’URP
di
cui,
ignorando
la
norma
legislativa
vigente,
denotava
di
sconoscere
la
funzione
avendolo
scambiato
per
un
ufficio
di
collocamento.
Un
riassunto,
questo,
che
non
può
dare
il
senso
vero
della
crudezza
e
dello
sprezzo
con
cui
rispondevo
alla
saccente
ignoranza
di
una
tizia
che,
venendo
dal
far
nulla,
stava
a
“dirigere”,
con
tre
unità
a
disposizione,
un
servizio
a
cui,
tra
le
mie
altre
funzioni,
avevo
fin
lì provveduto da solo.
Bastò
questo
a
chiudere
la
faccenda,
per
quanto
nella
mia
replica
non
mancassi
di
mettere
in
evidenza
l’equivoca
e
bassa
manovra
organizzata
dal
giovanotto
infido
e
sorridente,
che
già
ben
prometteva
nel
futuro,
senza
averne
mai
eco
o
una
risposta
da
chi,
senza alcun merito, era stata “promossa” al nuovo ruolo.
Capitolo SESTO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA