L’Ufficiochenonc’era
La scrivania
…segue
Non
mi
arresi
e
nelle
settimane
successive,
quelle
rare
volte
che
ebbi
occasione
di
incontrarlo
gli
ricordavo
la
scrivania
finché
un
giorno
indistinto,
ormai
in
prossimità
delle
elezioni,
trovandomi
a
passare
in
piazza
Municipio
mentre
Vittorio
scendeva
dall’auto
davanti
all’Ufficio
Tecnico,
dopo
un
saluto
affettuoso
contrassegnato
da
un
abbraccio,
gli
chiesi:
“Allora,
Vittorio,
come
va?”
“Come va? Dipende da te!”
“E no, Vittorio! Dipende solo da te!”
Fu
uno
scatto
e,
vòlto
alla
porta
dell’Ufficio
Tecnico
dove
stazionava in attesa l’assistente ai lavori, emise un grido:
“Prendi
la
scrivania
in
Segreteria
e
portala
all’ufficio
in
piazza!”
indicando
me
per
fargli
intendere
il
luogo
che
non
poteva
menzionare.
Nel
frattempo,
gli
facevo
pubblicità:
“Volete
liberarvi
di
Vittorio
Mundi? Votatelo!”
E Vittorio fu eletto senatore!
La
sera
del
risultato,
mentre
ero
impegnato
nelle
operazioni
di
scrutinio,
venne
sul
Comune
per
godere
dell’esito
positivo
e
al
mio
“te
lo
avevo
detto!”
rispose:
“Tanto,
tra
qualche
mese
cade
la
legislatura”
ed
io:
“No,
Vittorio,
ora
che
sei
tu
senatore,
la
legislatura
durerà
tutto
il
tempo
giusto!”.
Come
avvenne,
potendo
imputargli
soltanto
la
colpa
di
aver
fatto
“appioppare”
la
sigla
di
“Città”
al
Comune
delle
Bananas
ma
dovendogli
pur
riconoscere
il
merito
di
aver
acconsentito
a
regalarmi,
nel
1986,
il
quadretto
appeso
nel
suo
ufficio
dove,
senza
saperne
l’autore,
era
scritto:
“Fai
in
modo
di
trattare
l’umanità,
così
in
te
come
negli
altri,
sempre come fine e non mai come mezzo”.
Un concetto col quale mi sono confrontato per anni.
Capitolo SESTO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA