L’Ufficiochenonc’era
La scrivania
…segue
Poi
la
compagnia
si
sciolse
e
quello
stesso
giorno
appresi
da
Salvatore
Tempesta
che
Vittorio
non
era
un
candidato
qualsiasi,
di
facciata, in quanto era “portato” da Previti di Forza Italia.
Il
giorno
dopo
mi
presentai
nell’ufficio
di
Vittorio
e
qui
sono
in
grado, come Tucidite, di ricostruire quella conversazione.
Fermo in piedi davanti alla sua scrivania, senza una parola.
“Che
c’è?”
mi
disse
in
modo
spazientito,
non
potendo
continuare
a
far finta di ignorarmi.
“Niente.
Sono
venuto
a
congratularmi
per
la
tua
candidatura
al
Senato”.
“Un’altra volta? Me li hai fatti ieri gli auguri!”
“Ma ieri non sapevo quello che ho saputo oggi!”
“E che cosa hai saputo?”
“Che sarai eletto di sicuro”.
“E come fai a dirlo?”
“Perché sei portato da Previti e, quindi, sei già senatore”.
“Dipende dai voti”.
“No, Vittorio. Dipende da te”
“Che significa?”
“Se vuoi essere eletto, ridammi la scrivania!”
“Te lo puoi scordare! La scrivania resta là”.
“Vitto’,
tu
la
sai
la
storia
di
Gianni
Altrui?
Ti
ricordi?
Quando
mi
hai mandato all’esenzione ticket”.
“E, allora?”
“E ti ricordi che Gianni Altrui era destinato a diventare deputato?”
“Sì, e allora?”
“Lui
non
mi
ha
voluto
far
prendere
la
scrivania
e
io
gli
ho
detto:
‘Se
non
mi
dài
la
scrivania
non
sarai
eletto’
e
lui
ha
risposto:
‘Io
la
scrivania non te la dò e sarò eletto lo stesso!’
“E che c’entra?”
“C’entra che non è stato eletto!”
“La
scrivania
resta
là”
rispose
con
fare
risoluto
“e
ora
lasciami
lavorare”.
segue…
Capitolo SESTO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA