Ma poi accadde l’incredibile!
Credo
che
fosse
il
22
o
il
23
dicembre
del
1995
quando,
mentre
ero
preso
dalla
revisione
del
registro
annuale
delle
delibere,
venne
nel
mio
Ufficio
Vittorio
Mundi
che,
in
maniera
secca
ed
autoritaria, mi disse di scannerizzare un testo e poi di trascriverlo.
Gli
risposi
che
poteva
ben
affidare
tale
compito
alle
signore
dell’ufficio
addette
al
lavoro
di
battitura
delle
delibere
ma
lui
insisteva
che
lo
facessi
io
e
che
non
era
possibile
distogliere
le
signore
da
compiti
ben
più
importanti
ai
quali
stavano
provvedendo.
Gli
risposi
ancora
che
poteva
chiedere
a
Pistillo,
lì
presente,
di
fare
questa
cosa,
in
quanto
dovevo
chiudere
l’anno
e
fare
la
verifica
di
tutte
le
delibere
di
Giunta
ricevendo
in
risposta
che,
no,
dovevo
essere
io
a
fare
quel
lavoro
e
che
lasciassi
pure
quella
quisquilia
delle
delibere
per
l’urgenza
di
quella
sua
richiesta.
Rimasi
allibito
mentre
lui
se
ne
andava
soddisfatto
senza
altro
aggiungere.
Non
sapevo
che
fare.
Inseguirlo
per
chiedergli
conto
di
quel
comportamento
assurdo
e
inaspettato?
Andare
nel
suo
ufficio
a
protestare?
Incerto
sul
da
farsi
e
del
tutto
innervosito
uscii
dal
mio
ufficio
e
passando
davanti
a
Michele
Aquilano
e
a
Michele
Albanese
che
se
la
ridevano,
andai
verso
l’uscita
scoprendo
che
le
tre
signore
stavano
amabilmente
chiacchierando
tra
loro
e,
dato
che
eravamo
a
Natale, stavano lì a scambiarsi regali.
Tornai
nel
mio
ufficio
e,
data
l’assenza
di
Tantimonaco,
scrissi
una
lettera
indirizzata
al
Segretario
facente
funzione
e
per
conoscenza
al
Sindaco
nella
quale
chiedevo
che,
visto
il
demansionamento
a
cui
venivo
sottoposto
con
la
richiesta
fattami
dal
“Segretario
f.f.”,
si
procedesse
ad
un
vero
e
proprio
ordine
di
servizio
indicandone
i
termini
e
la
durata,
significando
che
avrei
ottemperato
all’incarico
datomi verbalmente solo a seguito di un ordine scritto.
Poi
andai
dal
Sindaco
e
senza
farmi
annunciare
entrai
nel
suo
Ufficio
consegnandogli
copia
di
quella
lettera
e
dicendo:
“Tra
poco sentirai le urla!”
“Aspetta,
aspetta…”
mi
rispose
Giuliani
alzandosi
dalla
scrivania
ma
senza
dargli
ascolto
uscii
dalla
stanza
e
andai
nell’Ufficio
di
Vittorio.
Posai
sulla
sua
scrivania
la
copia
della
lettera
e
via,
uscendo
nel
corridoio,
per
rientrare
in
Segreteria
e
tornare
a
sedermi nel mio ufficio in attesa della reazione.
Capitolo QUINTO
L’INIZIO DELLA FINE