Ho
già
avuto
modo
di
accennare
al
suggerimento
di
creare
l’Ufficio
Relazioni
con
il
pubblico
quando
Salvatore
Tempesta,
neo
eletto
consigliere
comunale
del
Movimento
sociale,
mi
chiese,
dopo
la
pausa
estiva
di
quel
1995,
quale
iniziativa potessi consigliare alla nuova amministrazione.
“E
dove
lo
collocheresti
questo
Ufficio?”
mi
aveva
chiesto
dopo
che
avevo
rifiutato la sua proposta di collocarlo nell’androne all’ingresso del Municipio.
“In
piazza
aperta!
Piazza
della
Repubblica!
Nei
locali
dell’ex
Guardia
Medica!” gli dissi.
A
preludere
la
fine
della
mia
esperienza
presso
l’Ufficio
di
Segreteria,
aggiungo
che
per
iniziativa
del
nuovo
assessore
al
personale,
Aldo
d’Alessandro,
si
intendeva
procedere
alla
informatizzazione
del
Comune
affidando
ad
una
ditta
esterna
la
creazione
di
un
Centro
Elaborazione
Dati
per
cui
erano
in
atto
sopralluoghi
da
parte
di
una
ditta
a
cui,
si
vociferava,
sarebbe
stato affidato tale compito con un previsto contratto di 800 Milioni annui.
Compresi,
quindi,
che
la
mia
posizione
traballava
dalla
circostanza
di
non
esserne
stato
investito,
né
direttamente
informato,
dall’assessore
d’Alessandro
per
quanto
avessi
con
lo
stesso
frequenza
per
il
mio
ruolo
sindacale.
Tale
incertezza
aumentò
alquanto
dopo
un
fortuito
dialogo
con
un
rappresentante
di
questa
ditta
esterna,
credo
fosse
un
analista,
incontrato
nel
corridoio
di
Palazzo
Celestini
dal
cui
comportamento
e
dalle
cui
parole
ebbi
modi
di
apprendere
che
si
intendeva
partire
dalla
Segreteria
per
procedere,
poi,
e
man
mano,
alla
informatizzazione
degli
altri
uffici,
ricavandone
la
netta
visione
che
non
ero
affatto
a
calendario
nel
programma
steso
a
tavolino
con
l’assessore
al
personale.
***
Chiarisco
che
sono
stato
sempre
contrario
alle
privatizzazioni
e
non
solo
per
la
mia
radice
socialista.
L’esempio
della
privatizzazione
della
Nettezza
Urbana
mi
era
presente
ed
era
eclatante
in
quanto,
a
fronte
dei
200
milioni
che
costava
annualmente
il
servizio,
si
prevedeva
una
spesa
ben
maggiore
affidandolo
all’esterno
prevedendosi,
oltre
alla
perdita
di
diritti
da
parte
del
personale,
una
delega
in
bianco
da
parte
della
amministrazione
pubblica
e
un
aggravio
di
costi
a
carico
dei
cittadini.
Mi
spiace
solo
di
non
avere
la
disponibilità
di
alcuna
copia
del
mio
giornale
dove
tali
argomenti
erano
approfonditi
e
i
maggiori
costi
erano analizzati in ogni particolare.
Parimenti,
e
di
più,
sono
contrario
alla
privatizzazione
dei
servizi
informatici
per
il
fondamentale
motivo
che
ciò
comporta
una
abdicazione
della
crescita
professionale
dei
dipendenti
all’interno
della
pubblica
amministrazione
con
maggiori
costi
per
l’ente
pubblico
e
maggiori
ricavi
per
la
ditta
affidataria
potendo
questa
servirsi,
senza
farsene
carico,
del
pubblico
dipendente
come
semplice manovalanza addetta ai terminali.
Potrei,
infine,
aggiungere
una
più
ragionevole
motivazione
in
quanto,
se
le
privatizzazioni
servono
a
ridurre
i
costi
per
la
pubblica
amministrazione,
non
si
capisce
perché,
oltre
alla
perdita
di
professionalità
nel
pubblico,
vi
si
debba
pervenire
con
costi
maggiori
rispetto
a
quanto
speso
con
la
gestione
in
economia.
Capitolo QUINTO
L’INIZIO DELLA FINE