Capitolo QUARTO
Incubo di una Notte di Pieno Inverno
II
Mentre ero intento lì a fantasticare
su quel che si prestava alla mia vista
e sugli intenti che nel disegnare
aveva in mente quell’ignoto artista
s’aprì la porta con un rumoreggiare
e mi si fece avanti un arrivista,
uno di quelli che tirano a campare
(magari sotto il marchio craxista)
e nella vita han salvacondotto
col seguire la moda del momento
per cui restano a galla e mai van sotto,
il quale, senza fare alcun commento,
mi diede all’improvviso un gran cazzotto
colpendo a sangue proprio sotto il mento.
I
Stanotte ho fatto un sogno molto strano
perché ho sognato che l’Inquisizione
mi teneva in catene e in prigione
per farmi un processo cristiano.
Su una parete di quel tetro vano
c’era un disegno fatto col carbone
e, nell’oscurità, io, piano piano,
ne vedevo contorni e dimensione.
Era il disegno buffo di un ometto
seduto, ma coi piedi penzolanti,
su un seggiolone, truce nell’aspetto
a intimorire servi e postulanti
e sulla testa, come un ventaglietto,
c’era la scritta “Er più di tutti quanti”.