UNA POSTILLA AL CAPITOLO QUARTO di LE STRAORDINARIE AVVENTURE DI UN DIPENDENTE NEL COMUNE DELLE BANANAS L’ultimo di cui parlo fu il primo dopo la recente disfida che ci aveva visto contrapposti e avvenne da quella non molto tempo dopo, nel corso di un festeggiamento organizzato da Antonio Carafa. Lui si aggirava da solo in una stanza tra i capannelli di persone per cui fu inevitabile incrociarci e, non potendo ambedue far finta di ignorarci, ci fermammo a parlare. Non ho alcun ricordo dei preamboli di quella conversazione se non il momento cruciale che mi rimane indelebile, quando, gioco forza, giungemmo a parlare di quel recente scontro. “Non è stata una questione personale” disse lui “ma una questione di principio!” “Una questione di principio?!” gli feci eco. “Sì!” rispose. “Io era il Sindaco e rappresentavo l’Amministrazione e, tu lo sai, esiste un Principio Superiore!” Disse proprio così, con le maiuscole, facendo riferimento a un film passato dal Centro Servizi Culturali di cui, insieme al Carafa e a Gianni Altrui, era il referente maggiore. “Ero io…!” gli risposi con una certa enfasi. “Ero Io quello che rappresentava un Principio Superiore” sempre con le maiuscole “non l’Amministrazione. Ero io che combattevo in nome di un Principio Superiore!” Non posso dire di ricordare la sua reazione a quella inoppugnabile evidenza che, cioè, la mia era stata una lotta in nome di un valore… Non ho alcuna intenzione di attribuirmi o di mettergli parole in bocca che, tra l’altro, non ricordo ma lui si ingolfò in un discorso di difesa del suo punto di vista con queste parole conclusive: “… tanto tu sai meglio di me che tutto è relativo!” “E no, caro Lilino” gli risposi. “Ma lo sai cosa ha risposto quando è stato chiesto ad Einstein da una giornalista se avesse mai commesso un errore?” “Che cosa?” “Di aver chiamato Teoria della Relatività la sua teoria e che avrebbe dovuto, piuttosto, chiamarla “Teoria dell’Assoluto”! E gli spiegai questa cosa… ma non è il caso che mi dilunghi e chiunque, volendo, può far mente a questa verità e ragionarci sopra. Ho saputo di recente della morte di Michele Cologno. Era più grande di me di qualche anno e ogni volta che muore qualcuno che ci è quasi coetaneo, ciò serve a ricordarci che siamo morituri e che, prima o poi, sarà il nostro turno. Se la gente sapesse che si muore, saremmo tutti più onesti e leali e più rispettosi di noi stessi e del prossimo così che il breve tempo della vita avremmo modo di spenderlo nel modo migliore. Ma siamo tutti vittime del dono di Prometeo, come è detto da Eschilo il suo peccato maggiore, per cui si può essere coscienti di solo quando, alla fine, perdiamo la presunzione di essere eterni come lui, invece, ci ha illuso. Posso, comunque, affermare che, per quanto Lilino si sia fatto interprete di un Principio erroneo, tanto da ignorare ogni norma e ricorrere a mezzi e persone apertamente discutibili per affermarlo in maniera fraudolenta e illegale, senza, poi, mai mettersi in discussione, sia, tuttavia, preferibile avere a che fare con un aperto e dichiarato nemico piuttosto che con un falso e subdolo amico come i Caiozzi o Antonio Carafa per cui non c’è gara e confesso che tra i due “piccoletti” preferisco il primo.
Capitolo QUARTO UNA POSTILLA
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