Tra le mie carte ritrovo un ritaglio di giornale senza data e senza intestazione a firma di un anonimo G.D. ARTICOLO Il Comitato Regionale di Controllo - Sezione Decentrata di Foggia - ha nuovamente annullato il provvedimento punitivo contro Giovannantonio Macchiarola "riesaminato" e riconfermato dal Consiglio Comunale di San Severo. L'intero Consiglio, insomma, ha finora illegittimamente deliberato. Dalla burrascosa riunione a porte chiuse le stesse Opposizioni sono uscite con le ossa rotte: il gruppo del Movimento Sociale al completo e qualche consigliere Pci hanno dato prova evidente di essere amici... del giaguaro "socialista" Cologno e sostenitori del demo-integralista Minischetti. I conti proprio non tornano! Solo la risipiscente triade sindacale che nei due anni di questa vicenda aveva assistito da spettatrice inebetita alla vertiginosa elevazione (si fa per dire) socialcolognista, ha da ultimo firmato e spedito un ricorso al Co.Re.Co., senza peraltro aprire al suo interno un serio dibattito sulla pratica del vassallaggio tanto in voga negli ambienti del Palazzo. Come si può ben vedere, la commedia ha posto in risalto tutti i personaggi, dai protagonisti alle comparse. Gli americani ne ricaverebbero un film con lo scontato finale: il Bene trionfa sempre sul Male. Noi che siamo in Italia, ci accontentiamo della Farsa ospitata in un piccolo, squallido teatro di provincia, attenti che la coscienza di alcuno non venga svegliata dall'esempio inacquiescente del rinnegato Macchiarola. Pro bono Cologno pacis. (G.D.) Troppo poco e troppo frettoloso. Solo quell’ultimo riferimento a un film che tratti del “Bene” e del “Male” poteva darmi una larvata consolazione ma nessun riferimento alla strenua tenzone sostenuta per il corso di oltre due anni da un eroe solitario scomparso nei titoli di coda. Posso dar conto del prosieguo di questa storia con due ultime lettere che mi rimangono a testimonianza della mia attività di quell’anno. Nella prima del 25 aprile 1986, dopo che Matteo Lo Presti, Vice Ragioniere Capo, mi aveva sollevato dall’inazione affidandomi la gestione dei lavori pubblici curata fino ad allora da Marcello Protano, comunicavo che nell’arco di poco più di un mese avevo dato una nuova sistemazione a quel settore tornando alla carica, nella rivestita funzione di Programmatore CED, con la richiesta della fornitura di un piccolo computer. Questa lettera l’ho riportata solo perché, nonostante tutto, serve a denotare come fossi ancora capace di iniziativa, di portare a termine e con efficacia innovativa il lavoro che mi veniva affidato e di fare ancora proposte sulla base della qualifica posseduta. Non se ne fece nulla, chiaramente. Poi, nel mese di luglio fui nominato Giudice popolare presso la Corte d’Assise di Foggia, funzione che svolsi dal 30 luglio al 12 novembre 1986. Continuai a presentarmi in servizio e a svolgere il mio lavoro nei giorni in cui non si riuniva la Corte, finché il Ragioniere Capo mi invitò a non presentarmi in Ufficio per tutti i giorni in cui avevo le udienze, insistendo caldamente nel suo invito. Una mossa che al momento non avvertii come minacciosa rendendomi conto che l’aveva attuata con tale intenzione solo quando mi giunse un suo Ordine di servizio col quale mi trasferiva all’Ufficio Tributi mentre erano in corso le udienze dell’ultimo processo a ruolo. Protestai per questo trasferimento in una lettera che porta la data dell’ultima udienza in Corte d’Assise e, quindi, la fine di quella funzione, rivendicando la non appartenenza alla 4^ Ripartizione che comprendeva Ragioneria e Tributi e l’attribuzione alla posizione lavorativa corrispondente alla qualifica posseduta nell’ambito della 1^ Ripartizione. Il sindaco Cologno non c’era più e gli era subentrato il giovane Santarelli per cui, confidando su una diversa disposizione nei miei confronti, chiedevo di essere reintegrato in pieno nella mia funzione di Programmatore Ced rimanendo in attesa di un diverso ordine di servizio. Ma non servì a niente. Si cambia tutto per non cambiare niente, come si dice, e in attesa di ulteriori sviluppi, come mi si disse, in quanto la proposta che facevo in quella lettera non era immediatamente realizzabile, mi fu offerto rifugio, come temporaneo ripiego e con l’incarico a far nulla, presso l’ufficio dell’assessore ai Lavori Pubblici, Antonio Carafa; cosa che fui costretto ad accettare pur di evitare di essere rispedito sotto le grinfie dell’infame Livio Caiozzi presso l’Ufficio Tributi. Meglio la padella che la brace!
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Capitolo QUARTO L
La musica del sito sanseveropuntoit 3 giugno 2022 Prot.58 del 25/04/1986 Prot.59 del 12/11/1986
fine capitolo quarto
LETTERA del 25 aprile 1986
LETTERA del 12 aprile 1986