UN AIUTO INSPERATO E INTERESSATO Poi accadde una novità che mi lasciò sorpreso e che in un qualche modo mi illuse. Fui avvicinato da un consigliere comunale che si offerse a venire in mio aiuto. “E come potresti aiutarmi?” gli chiesi. “Potrei farti parlare personalmente con il Presidente del Coreco” mi rispose. “Lo conosci?” “Non direttamente ma conosco qualcuno che ha buoni rapporti con lui e potremmo andare insieme a incontrarlo per parlare della delibera della Giunta”. Si chiamava Enzo Ciliberti e nei giorni successivi mi disse di tenermi pronto perché aveva combinato un appuntamento e saremmo andati a trovare il Presidente a casa sua, a San Marco in Lamis. All’appuntamento trovai anche Francesco Damone e con la sua macchina, in una notte oscura e nevosa andammo a trovare il Presidente della Sezione di controllo. Ci ricevette a casa sua e in una stanza semioscura rischiarata dal fuoco di un caminetto esposi brevemente la questione e le ragioni già espresse nel mio ricorso.. In breve mi rispose che se non lo avessi presentato sarebbe stato meglio in quanto l’avrebbero già annullata ma era prassi che in presenza di un ricorso si rimandasse indietro per il riesame una delibera impugnata. Incontrai Ciliberti il giorno dopo. “Enzo,” gli chiesi “mi dici perché fai questo?” Contavo che mi rispondesse che aveva preso quell’iniziativa per un senso di giustizia, perché era stato colpito dalla lettera che avevo distribuito ai Consiglieri comunali ma rimasi alquanto deluso dalla sua risposta. “Avevo bisogno di mettere alla prova Francesco Damone”. Tutto qui. Solo un gioco di correnti politiche tra democristiani senza alcuna motivazione ideale. Ma in mancanza d’altro, dovevo accontentarmi comunque di quel poco anche se quell’incontro si era dimostrato inutile dopo che il Presidente della Sezione di Controllo avevano confermato la mia convinzione che quella era una delibera troppo fuori di testa per poter ottenere il visto di esecuzione. Nel frattempo la situazione creatasi nell’Ufficio di Ragioneria mi pesava particolarmente sia perché costretto a far niente, sia per l’isolamento avvertito ormai in maniera pesante da parte dei miei “vecchi colleghi”. Per questo motivo il 12 gennaio, a seguito della nascita del mio secondo maschio avvenuta nel precedente mese di settembre, avendo mia moglie terminato il periodo di congedo obbligatorio senza diritto a quello volontario, feci domanda per essere collocato in congedo facoltativo per maternità con decorrenza dal 16 di gennaio. Il 14 gennaio mi pervenne un ulteriore addebito con cui mi si faceva colpa di aver turbato il normale andamento degli uffici con la lettera di solidarietà da me presentata il 6 di dicembre, stesso giorno della pubblicazione della delibera che mi comminava la sospensione dal servizio e dallo stipendio, per aver raccolto le firme durate l’orario di servizio come risultava del tutto evidente a differenza di quanto avevo potuto, invece, controbattere per la lettera indirizzata all’amministrazione e ai Consiglieri comunali. Poi, il 15 di gennaio, giorno precedente alla data da me comunicata per l’inizio del congedo facoltativo, mi pervenne la lettera con la quale mi si negava il congedo in attesa della decisione della Giunta. Andai a trovare Vittorio Mundi nel suo ufficio. “Stai attento” mi disse “a quello che fai. Se non hai la lettera di autorizzazione non puoi usufruire del congedo che hai richiesto!” “Ma, scusa, Vittorio. La legge non prevede alcuna autorizzazione al riguardo, essendo un diritto che non si può negare…” “Tu fai quello che vuoi ma sappi che ho qui” e fece il gesto di aprire un cassetto della scrivania “già pronta la denuncia all’Autorità giudiziaria”. “Io da domani sono in congedo come da richiesta ufficialmente presentata…” “Tu non sei autorizzato! Non ti è arrivata la lettera che ti intima di aspettare la decisione della Giunta?” “Ma la legge dice che chiunque frapponga ostacolo….” “Ti ho già avvisato” mi interruppe. “Non ti azzardare a non venire in ufficio domani. Sei avvisato! Se tu domani non ti presenti in servizio sarai denunciato!” Andai a parlare col segretario, Nicola Corciulo, e lo trovai pieno di buone intenzioni nei miei confronti ma del tutto incapace di ergersi a difesa del mio diritto e del Codice civile. Gli feci presente che sarei andato da un avvocato e mi suggerì di procedere in tal senso consigliandomi di non fare azioni avventate e, poi, forse per consolarmi, mi disse: “Che vuoi? Quando uno ha un complesso di inferiorità per l’altezza, è portato ad avere un comportamento da prepotente. È un modo per difendersi e per tutelarsi”. In quel momento soltanto compresi o, almeno, credetti di comprendere la ragione di quell’accanimento.
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Capitolo QUARTO incubo di una notte di pieno inverno L
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LETTERA DI ADDEBITO del 14 gennaio 1985
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