PROGRAMMATORE CED PRESSO L’UFFICIO DEL PERSONALE
Un
episodio
di
una
certa
rilevanza
con
conseguenze
negative
sui
nostri
rapporti
accadde
quando
una
nuova
disposizione
di
legge
stabilì
che
per
ottenere
gli
assegni
familiari
bisognava
rientrare
in
un
limite
di
reddito
complessivo
per
cui
ci
organizzammo
per
richiedere
a
ciascun
dipendente
la
presentazione della denuncia dei redditi onde verificare la spettanza del diritto.
A
questa
richiesta
si
oppose
Michele
Aquilano
che
allora,
credo,
lavorava
in
Segreteria
in
quanto
riteneva
che
la
richiesta
della
presentazione
del
reddito
fosse
una
invasione
della
sua
riservatezza
reddituale.
Gli
facemmo
presente
che
quella
richiesta
era
prevista
dalla
legge
come
condizione
necessaria
per
l’ottenimento
di
quel
diritto
per
cui,
se
lui
se
ne
rifiutava,
eravamo
costretti
a
sospendere
l’erogazione
dell’assegno.
La
cosa
era
stata
ben
esaminata
e
Cervini
era
pienamente
d’accordo
con
l’impostazione
che
stavamo
adottando
per
cui
avvertii
Aquilano
che
se
non
ci
avesse
presentato
la
documentazione
prescritta non avrebbe ricevuto gli assegni sul prossimo stipendio.
All’epoca
era
vicesindaco
Luigi
Minischetti
e
Cervini,
dopo
esserne
stato
convocato,
se
ne
tornò
in
Ufficio
annunciando
che
non
andava
sospeso
l’assegno
per
quel
raccomandato
e
alle
mie
proteste
per
quella
evidente
resa
all’ordine
capotico
che
gli
era
stato
imposto
affermò
che
era
lui
il
responsabile
di quel servizio e lui il solo a decidere cosa si dovesse fare.
Me
ne
indignai
e
feci
qualche
apprezzamento
su
di
lui
che
lo
fecero
tanto
inalberare
da
frenarmi,
allora,
dall’insistere
per
non
intaccare
l’intesa
che
c’era
da
noi
e
per
mero
buon
vivere;
cosa
che,
ancora
oggi,
riporto
a
mia
colpa
per
aver,
in
uno,
subìto
la
superbia
di
Aquilano,
il
dispotismo
di
Minischetti
e
la
resa di Cervini.
Sembrava,
d’altra
parte,
che
tutto
procedesse
bene
per
svolgere
una
vita
tranquilla
da
impiegato
senza
alcuna
ambizione
da
parte
mia
se
non
quella
di
dedicarmi
ai
miei
interessi
culturali.
Rimaneva,
invece,
di
fatto
e
di
fondo
un
senso
di
insoddisfazione
per
quella
monotonia.
Oramai
riuscivo
a
svolgere
i
miei
compiti
in
un
tempo
ottimale
avendo
ridotto,
via
via,
a
venti,
a
quindici
e,
infine
a
dieci
giorni
l’impegno
per
quel
compito
per
cui
mi
sentivo
in
condizione
di
poter
proporre
l’ampliamento
delle
mie
incombenze
ad
altri
servizi
nella
prospettiva
che
si
potesse
impiantare
un
Centro
di
Elaborazione
Dati
in
loco,
liberandoci
dalla
sudditanza
e
dall’onere
dovuto
ad
un
Comune
più piccolo.
Capitolo QUARTO
DALLA RAGIONERIA AI TRIBUTI