Il nuovo Ragioniere Capo Non so ancora oggi darmi ragione della sua avversione nei miei confronti anche perché a me risultava simpatico, ma a quei tempi ebbi modo di vantarmi di essere stato destinatario di ben quattordici rapporti da lui prodotti contro la mia persona, finché, come raccontavo allora, feci io il quindicesimo contro di lui. Ci fu un momento in cui pareva avesse deciso di licenziarsi dal Comune e per festeggiare il lieto evento convinsi i reticenti colleghi a fargli un regalo importante come quella dipartita meritava ed io stesso feci un bel discorso di commiato felicitandomi per la decisione di lasciare la carica di Ragioniere Capo. Mal ce ne colse perché dopo pochi giorni ci aveva ripensato ed era tornato in quel ruolo per cui quando la signora Tiani andò in pensione con solo quattordici anni di servizio e le facemmo il regalo di commiato e io un bel discorso, lo conclusi con la raccomandazione che non ci facesse la stessa fregatura fattaci dal Ragioniere Capo che, dopo essersi beccato il regalo era tornato a darci fastidio di nuovo! Che le ragioni della sua avversione nei miei confronti fossero da rinvenirsi in una viscerale e irrazionale antipatia rimane solo una mia ipotesi come pure resta solo una mia illazione che fosse da attribuirsi al fatto che quando entrava nello stanzone spalancando di colpo, alla maniera di don Leonardo, la porta del suo ufficio, mentre gli altri subito interrompevano il chiacchiericcio per mostrarsi intenti e a capo chino su quello che non stavano facendo, io rimanessi a testa alta, magari finendo la frase rivolta a quel collega pur se non dava più segno di ascoltarmi, impegnato com’era a fingersi occupato. Anni dopo, scoprii lo stesso vezzo nello stanzone molto più grande dell’Anagrafe e una volta, mentre ci si intratteneva in divagazioni, qualcuno entrò di corsa avvertendo che stavano venendo il sindaco Carafa con il Segretario Vittorio Mundi. Al loro ingresso tutti quanti si misero chini a scimmiottare ciascuno il proprio lavoro mentre io rimasi con le braccia conserte per cui a Vittorio che, passandomi accanto, mi disse “E tu non lavori?” io gli risposi : “E che? Dovevo aspettare te per far finta di farlo?!” …segue