Una digressione Mi concedo una digressione. Ho tralasciato del tutto l’attività svolta nella funzione di segretario particolare del Sindaco, Ciò è da attribuirsi al fatto che di quella funzione, oltre a non aver avuto continuità per essere stata svolta con diverse interruzioni, non ho che vaghi riferimenti e un labile ricordo per la mancanza di qualsiasi documentazione che mi rinfreschi la memoria per poter darne conto. Per esempio, non ho documentazione, avendola persa in un furto, che possa servire da testimonianza di come si sia arrivati alla costituzione del Cmas di cui divenne responsabile in pectore Tonino d’Angelo a seguito di iniziative che intrapresi nella mia qualità di segretario del sindaco; riesco a precisarne le date per quanto, a suo tempo, vi siano stati anche articoli di giornale che fanno parte del bottino del ladro che me ne ha privato. Oppure le iniziative intraprese per porre un limite alla esecuzione degli sfratti, che portarono ad un incontro, promosso dalla segreteria del Sindaco con il Pretore e gli avvocati, utile a calmierare il problema quando la situazione aveva assunto toni da emergenza sociale. Tra le tante azioni intraprese sarei in grado di riportare solo quella poche di cui ho ancora memoria e tra queste non mi resta che scegliere quella di cui ho i maggiori riferimenti per esserne stato coinvolto direttamente e in prima persona tanto da restare ancora viva nella mia mente ma di cui, non potendo far ricorso a documenti in mio possesso, posso fornire solo una sommaria datazione. Era la fine del 1980 quando, tornato a fargli da segretario, avevo fatto notare al Sindaco la illegittimità dell’aumento della Tassa sui rifiuti solidi urbani deliberata dal Consiglio comunale e lo sollecitavo a un intervento a favore dei cittadini illegalmente tartassati. Ma era di competenza dell’assessore Ennio Nigelli, il comunista e, ormai, non si poteva annullare quell’atto. Dopo tutte le mie insistenze e i richiami alle leggi con cui argomentavo la nullità di quell’abuso tributario, costatata la sua recalcitranza a farsi promotore di un rimedio a quella deliberata ruberia, scrissi un articolo in cui si attaccava l’assessore Ennio Nigelli, l’assessore comunista preposto al Bilancio, che il Picchio Rosso, un giornaletto ciclostilato di estrema sinistra a cui già collaboravo, pubblicò con la dovuta rilevanza sotto il titolo da me suggerito: “Dura lex, sed lex” e un disegno che rappresentava quel politico vicino ad un cumulo di rifiuti con il suo cane. Tanto infingardi erano i cittadini che, nonostante la diffusione che feci io stesso di quel giornalino, specie presso le attività commerciali e le associazioni di categoria, nessuno se ne adontò e mi scandalizzai nel vedere tanta diffusa apatia nei cittadini anche di fronte a una così palese rapina mentre il silenzio del Sindaco confermava il suo condizionamento ai giochetti della politica concordati dalla maggioranza che rappresentava a danno dei sudditi supini. Poi, l’anno successivo, una Società fece contro quella tassa ingiusta un ricorso nel quale, avendo potuto farne lettura e senza voler pensare che l’autore ne avesse avuto cognizione grazie al Picchio Rosso, venivano riprese, nell’ordine e nei riferimenti di legge, tutte le argomentazioni di quell’articolo. L’Amministrazione Carafa chiuse quel contenzioso abbonando due rate, come lui stesso ebbe a dirmi, a tutti i cittadini. “E quelli che hanno pagato tutta la somma senza rateizzazione?” “Oramai l’hanno pagata e sarebbe troppo complicato procedere ad un rimborso” mi rispose. In quella occasione potei constatare, oltre alla sua omertà, la sua sudditanza alla logica di partito dopo che mi ero attirato le ire di Pietro Leggieri, allora assessore socialista alla sanità, sentitosi offeso da un articolo, redatto da Antonio d’Angelo, il dottore, apparso su quello stesso numero. Essendo io il segretario particolare del Sindaco socialista ero, quindi, macchiato dalla colpa di essere presente nel Comitato di redazione di quel ciclostilato. “Hai perso il treno” continuava a dirmi il Carafa rimasticando gli stuzzichini dell’aperitivo e fui sottoposto, addirittura, ad una specie di processo nell’ambito della sezione di partito dove il ruolo di pubblico ministero fu svolto da Benito Mundi, fratello di Vittorio, a cui, quando richiese la mia espulsione per indegnità dal Partito, mettendolo a tacere, replicai deciso: “Se mai ci fosse da espellere qualcuno, bisognerebbe espellere te per la cattiva fama che hai e per quello che se ne dice in giro!” Non fui espulso dal Partito ma fui espulso dal Comitato di redazione del Picchio Rosso per imposizione di Tonino d’Angelo, che la caldeggiava dietro le quinte, senza che me ne fosse mai spiegata la ragione tanto da dar spazio all’unica ipotesi possibile, cioè che quel vecchio compagno di scuola non sopportasse un altro gallo in quel pollaio di estrema sinistra. E quello, il Sindaco, continuava a dirmi: “Hai perso il treno. Hai perso il treno!” quasi con soddisfazione. Non solo il treno, ahimè, avevo perso ma anche la fiducia nella politica e nella sua persona, senza voler dire di altri motivi. Poi, quando alla fine della sua Amministrazione i consiglieri socialisti passarono da tre a otto, lui ebbe a dirmi, non so con quanta convinzione e, certo, senza che io lo ritenessi credibile, che quel risultato - essendo tornato più volte a ricoprire il medesimo ruolo di segretario del Sindaco - era anche merito mio per il lavoro che avevo svolto. E forse, senza saperlo, aveva ragione! E ne potrei raccontare di cose, se avessi tempo e ancora la stessa passione di quando, giovane illuso e credendolo amico, svolgevo la funzione di suo segretario e se fosse quel ruolo il tema del mio racconto. Per esempio, che ero io quello che telefonava al Pretore per bloccare gli sfratti gia esecutivi in quel giorno facendo grazia a quel padre che mi stava davanti e che il Sindaco non aveva nemmeno ricevuto. Ero io quello pronto a sedare i disoccupati che, fomentati dai comunisti e dalla Camera del Lavoro, gli assediavano l’Ufficio; quello che cacciava i drogati che occupavano la Sala Rossa e tanto altro ancora… se ne avessi tempo e voglia. Tutte cose che non dissi a Zarino quando mi sfotteva dicendo che ero caduto da cavallo! Fine della digressione. ***
Capitolo Secondo PRESSO L’ASSESSORATO AI LAVORI PUBBLICI
La musica del sito sanseveropuntoit 24 aprile 2022