L’UFFICIO ANAGRAFE Ne nacque un tiro e molla che attirò l’attenzione dei colleghi che quell’Ordinanza l’avevano già firmata e, dopo il primo, anche gli altri provvidero a richiedere quel foglio al messo comunale per procedere alla cancellazione della firma apposta poco prima, mentre quelli che ancora dovevano farlo si rifiutarono di apporla. Apriti cielo! Fummo tutti denunciati e ricordo di essere stato successivamente convocato dai Carabinieri per essere sentito, da indagato, sul fatto in questione che, comunque, non dette adito a conseguenze successive. A seguito di ciò, l’avvocato Azzarone cercò di rimediare convocando una riunione di tutto il personale d’ufficio durante la quale fece un discorso conciliate, di cui non ho memoria ma di cui può intuirsi il contenuto, chiedendo alla fine se qualcuno avesse qualcosa da aggiungere. Chiaramente non mi feci sfuggire quell’invito e, dopo una premessa con la quale ricordavo i modi ben diversi usati da Ermanno nel suo rapporto con il personale e nel richiedere prestazioni straordinarie, nell’aggiungere tutto il mio disappunto per il modo diverso di rapportarsi ai cittadini nei servizi prestati, conclusi “… da quando c’è lei, questo è diventato un ufficio che tiene sulla porta i cittadini, un ufficio chiuso, da paragonarsi ormai a un campo di concentramento per cui io, come prigioniero politico, non posso che appellarmi alla Convenzione di Ginevra….!” e qui, la grande risata in cui scoppiò Dante Azzarone a cui, all’unisono, si accompagnò la mia, il che lo fece diventare un mio grande amico tanto che un giorno mi chiese di dargli del tu e di chiamarlo Dante. Me ne rifiutai e lui me ne chiese la ragione. “Perché voglio conservare intatta tutta la stima che ho per lei e che solo una rispettosa distanza può conservare nel tempo”. Dopo ciò poco, mi chiese di assumermi il compito delle variazioni anagrafiche. Gli dissi di darmi un po’ di tempo per guardarmi la legislazione a proposito e lui mi rispose di prendermi tutto il tempo necessario che ritenessi. Non ne passò molto nello studio della legge e del Regolamento anagrafico, comprese le circolari Istat, per informarlo che ero pronto ad iniziare e che da quel momento avrei provveduto alla revisione del Registro Anagrafico, spiegandone le ragioni. A quel tempo esisteva l’abitudine, e l’abuso, di richiedere l’attribuzione di Capo Famiglia da parte di chi, giovane figlio, avesse bisogno di ottenere un punteggio maggiore, quattro punti allora, nel caso dovesse presentare, ad esempio, una domanda per incarichi e supplenze nella scuola. Una condizione, questa, che veniva riconosciuta dal Provveditorato agli Studi con la sola presentazione dello Stato di famiglia così aggiornato. Inutile che sugli stampati fosse annotato che la qualifica di C.F. era attribuita ai soli fini anagrafici ovvero al solo fine di individuare la persona responsabile a cui far riferimento per ogni variazione delle condizioni anagrafiche dei congiunti presenti nel foglio di famiglia. Mi misi, dunque all’opera dando inizio alla annunciata revisione del Registro di famiglia rifiutando, nel contempo, tutte le variazioni intese ad ottenere i famosi quattro punti nei concorsi. A quelli che la richiedevano davo l’indicazione, certamente più valida e opportuna, di attestare, ai fini dell’ottenimento del punteggio in graduatoria, la condizione di capo famiglia con un atto notorio in cui si affermasse di essere l’effettivo capo famiglia e responsabile economico a cui il nucleo familiare faceva riferimento. Nel tempo mi accorsi che Matteo Damone procedeva, alle mie spalle, a rimediare alle mie variazioni e che Edmondo Pienabarca, addetto al “servizio meccanografico”, provvedeva a variarle nuovamente sulle piastrine perforate di alluminio della meccanizzazione. segue…
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Capitolo Secondo DALLA RAGIONERIA ALL’ANAGRAFE
La musica del sito sanseveropuntoit 24 aprile 2022