IL CORSO IBM Avvenne in quell’epoca la convocazione nella sala consiliare dei dipendenti da sottoporre al test attitudinale previsto dalla IBM per scegliere quelli da adibire a quell’innovativo servizio per la gestione degli stipendi del personale. Non che avessimo idea del motivo di quella convocazione nella Sala consiliare e lo sconosciuto che fece la presentazione, per quanto ne avesse spiegato lo scopo, non riuscì a darcene piena cognizione. Era chiaro soltanto che quello era un test al quale venivamo sottoposti per verificare l’idoneità alla frequenza di un corso di informatica per cui dovevamo dare risposte alle varie domande contenute nei fogli che ci erano stati forniti e che avevamo a disposizione un tempo stabilito per farlo. Avevo, allora, una vaga idea dei test di intelligenza e tra le risate dei dipendenti in gruppo del camerone, tutti concitati a cercare di darsi conto, a vicenda, di quella prova, dopo aver chiarito che io avevo piuttosto interessi letterari e nessuna disposizione alla matematica o a cose simili, mi disposi, senza particolare attenzione e con una certa superficialità, a dare risposte a quei quesiti concedendomi il tempo di suggerirne la soluzione di alcuni a quei colleghi che mi si rivolgevano. Incredibilmente, e con mia meraviglia, risultai secondo dopo un collega di cui, ahimè, non ricordo il nome; una persona in gamba, uno di mente aperta, corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno insieme a Giuseppantonio Tardio, che, dopo aver rifiutato la possibilità che gli si apriva, ancora a distanza di anni mi ricordava che “però” era lui quello risultato primo. Terzo, nell’ordine, risultò Severo Mastrodonato. Fui molto indeciso tra la scelta di frequentare il corso IBM o accettare, dopo le recenti elezioni del 20 giugno1976, l’incarico di svolgere le funzioni di segretario particolare richiestomi dal neoeletto sindaco socialista Antonio Carafa. Ma troppo mi intrigava quella novità per accettare un’offerta che l’avrebbe esclusa per cui, senza rimpianti, scelsi alla fine l’informatica con la prospettiva di diventare Programmatore del Centro Elaborazione Dati che si sarebbe istituito nel Comune. Il corso durò venti giorni presso la sede IBM di Bari dove eravamo costretti a recarci quotidianamente facendo la conoscenza del Sistema 3, un computer che prendeva una stanza con dischi rigidi enormi, per apprendere il linguaggio Gwbasic necessario per comunicare con quel macchinario stantuffante dopo la compilazione delle specifiche di programma e averle riportate, utilizzando quella che aveva tutto l’aspetto di una macchina per cucire, sulle schede perforate. La fine del corso presso la sede IBM di Bari non dette, comunque, l’avvio alla procedura informatica degli emolumenti stipendiali né, tanto più, alla creazione del CED in quanto i comunisti, presenti nella maggioranza con diciassette consiglieri contro i tre socialisti e l’unico socialdemocratico, non volevano dare spazio ad una “multinazionale”, come la IBM si rappresentava al loro occhio sinistro e come mi diceva il vicesindaco comunista Rodolfo D’Onofrio a cui vantavo la valenza e i benefici di quella innovazione e che, nonostante i sospetti da lui condivisi, mi risultava, comunque, tra quelli il più simpatico. Mi piace qui, per inciso, riportare un episodio, come mi fu raccontato, accaduto nella riunione di una Giunta comunale che doveva decidere la denominazione di nuove strade, nel corso della quale Rodolfo D’Onofrio, il vice sindaco comunista ma simpatico, aveva proposto di intitolare una strada “Via Campanozzi” e, mentre il reticente segretario insisteva, con umiltà, a denegarsi a quell’onore tanto eclatante e immeritato, Rodolfo aveva precisato, con un evidente gesto delle dita ripiegate della mano destra scodinzolate sotto il palmo aperto all’ingiù della mano sinistra: “No. Via Campanozzi. Via!” Come fa un siffatto vicesindaco, seppure eletto nel partito comunista. a non risultare simpatico?! segue…
CONTINUA continua
Capitolo Secondo DALLA RAGIONERIA ALL’ANAGRAFE
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