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Lo avevo detto a Giuseppantonio Belmonte, il Sindaco: Tu puoi diventare il sindaco più famoso d’Italia solo per questo conseguito risparmio, senza contare il merito che ne avresti per aver riportato alla legalità, alla correttezza e alla giustizia sociale il Comune che amministri e per il significato morale che la tua azione assumerebbe agli occhi dei cittadini e della comunità nazionale! Una invocazione inutile, rimasta inascoltata e, una volta, entrando nella sua stanza, mi ero accorto di tre cartelle resisto, su una mensola di fianco al balcone, in bella vista con sul dorso la scritta “Ufficio Ticket” e gli avevo detto: “Ma come!? Io ti relaziono il lavoro che faccio e tu ti rivolgi a Vitelli per carpire informazioni di contrabbando sull’attività del mio Ufficio?” Non poteva piacere il mio lavoro alla bassa politica e uno di questi “rappresentanti del popolo”, incontrandomi una volta in Piazza Municipio ebbe a dirmi: “Ma che deve fare un cittadino di questo paese per ottenere l’esenzione? Deve trasferirsi a Torremaggiore per non pagare il ticket?” Per me rimaneva comunque una soddisfazione il fatto che nel 1991 non c’era stata alcuna fila fuori dall’Ufficio Esenzione dalla Spesa Sanitaria in Via Soccorso e nessuno dei 25 Mila cittadini privati dell’esenzione era venuto a farne protesta nel mio ufficio. Avevo informatizzato il servizio e grazie al database di tutti gli esenti e al programma di gestione da me predisposto, inclusa la stampa dei cedolini, avevo inviato per posta a tutti gli assistiti l’attestato di esenzione. Nel frattempo revisionavo ciascuna pratica, convocando, per la restituzione dell’attestato quanti non ne avevano diritto. Poi, comprendendo che alcuni non rispondevano alla convocazione continuando così a usufruire dell’esenzione, mi ero risolto a inviare comunicazione della perdita del diritto a ciascuno dei medici di famiglia. Avevo tolto l’esenzione anche a mia suocera dopo aver verificato che superava di poco il reddito previsto. “Potevi evitartelo” mi aveva detto mia moglie “e, se proprio eri costretto, potevi aspettare o metterla in coda e togliergliela per ultimo, dopo gli altri”. Le avevo risposto che non potevo fare a meno di farlo; che il reddito che aveva le consentiva di pagarsi le spese mediche e che, se ne avesse avuto bisogno, ero disposto a pagargliele io le medicine piuttosto che chiudere un occhio e apparire parziale a un’eventuale critica. segue…
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sanseveropuntoit 29 marzo 2022
Capitolo Primo

3. La revisione dell’Ufficio Esenzione dalla spesa sanitaria

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