3. La revisione dell’Ufficio Esenzione dalla spesa sanitaria

L’Ufficio Esenzione ticket era, allora, allocato al pianterreno di uno stabile storico in Via Soccorso, quasi all’altezza dell’incrocio con via Minuziano. In forza del mio ordine di servizio non mi consideravo alla stregua degli altri impiegati e, potendo quindi dedicarmi al compito che mi ero dato, nell’arco di meno di un mese, ovvero il 15 ottobre, consegnai la “Relazione preliminare all'analisi informativa del servizio comunale di esenzione dalle quote di partecipazione alla spesa sanitaria” . Ricordo solo il sorpreso commento che fece Carlo Florio, allora segretario del Sindaco ma anche di quelli successivi, con cui espresse la sua meraviglia per aver, in meno di un mese dal mio nuovo incarico, già approntato una relazione scritta. L’Ufficio era in condizioni pessime. Basti dire che, appena subentrato in quel compito, avevo fatto togliere la targa che ne segnalava l’ubicazione con la dicitura “Ufficio Ticket” a denotazione di quanto fosse mal compresa quell’attribuzione al Comune. Negli anni precedenti si era, inoltre, potuto assistere a file interminabili di persone stazionare in paziente attesa lungo la via Soccorso alla mercé di un impiegato, Antonio Vitelli, un vigile che non amava la divisa, che filosofeggiava sull’obbligo di seguire, indipendentemente dalla loro liceità, gli ordini impartiti dai superiori e che sbeffeggiava il lavoro a cui era adibito lanciando con plateale dispregio le pratiche evase ad accumularsi sul pavimento dell’ufficio. L’esenzione era, inoltre, alla mercé di qualunque assessore che, entrando in ufficio, poteva sedere strafottente ad una macchina da scrivere per compilarsi indisturbato il tesserino per i propri clienti e sperati elettori. Quando, poi, scoprii che il Vitelli veniva fuori orario in ufficio ad attivare esenzioni, per proprio interesse o su commissione, feci cambiare le serrature alla porta di ingresso e con un po’ di insistenza ne ottenni, nel tempo, il trasferimento da Vittorio, anche se la cosa non fu immediata. Non fu facile invece provvedere allo stesso modo per la signora Venditti (la vecchiaia soltanto me ne occulta il nome) in quanto quella era la figlia del vecchio comandante dei Vigili urbani e Vittorio aveva, evidentemente, un qualche interesse che lo legava, non fosse altro un rapporto di antica amicizia o complice intesa, con quel graduato oramai in pensione. La signora Venditti era una persona anche piacevole e mi era personalmente simpatica ma era anche una disfattista imperterrita che, come seppi da altre colleghe più serie, quali la signora Maria Teresa Calabrese, quando ero assente per recarmi presso gli uffici centrali, sobillava il personale a non attenersi alle mie indicazioni e ad ammutinarsi a quanto progettavo e un giorno uscì allo scoperto dicendomi con fare spavaldo: “Ma che credi di fare? Vorresti cambiare il mondo? Tu vieni dalla montagna se credi di riuscirci. Tu vieni dalla montagna e con le scarpe grosse, se credi di poter cambiare il mondo!” e lo ripeteva con un sorriso beffardo e lo sguardo a invocare il sostegno degli astanti. segue…
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sanseveropuntoit 29 marzo 2022
Capitolo Primo

3. La revisione dell’Ufficio Esenzione dalla spesa sanitaria

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