…segue A chiarire meglio il nostro rapporto, potrà avere un qualche significato riferire come un giorno, mentre eravamo coinvolti in una discussione, via via degenerata in un contrasto da cui nessuno dei due sembrava disposto a desistere, sopraggiunto, dall’uscita di scuola il figlio che tutto sorridente gli si era rivolto, Vittorio, interrotta la nostra diatriba, gli aveva, di rimando, elargito uno schiaffo sonoro lasciando quel ragazzo sgomento e instupidito per quella reazione di cui, in pectore, il destinatario ero io. Alla mia pretesa di avere, comunque, l’ordine di trasferimento per iscritto,Vittorio rispose: “Scrivitelo!” ed io lo feci con particolare eleganza e, ritagliandomi un ruolo specifico, mi scrissi un ordine di servizio con cui mi incaricavo di rivedere il sistema informativo dell’Ufficio Esenzione ticket previo apposito studio da concludersi con una relazione scritta. E lui lo firmò! Ma allora si presentò un problema non da poco. La mia scrivania! Gianni Altrui, che aveva dato lui l’incarico a Vittorio di farsi portavoce del mio trasferimento da quello che sarebbe divenuto il suo ufficio, venne a trovarmi mentre stavo radunando le mie cose e, da assessore in pectore, disse che era chiaro, che il computer, l’unico allora presente sul Comune di San Severo, e la scrivania da me utilizzata (componibile, a mezzo ferro di cavallo, con un componente adatto a ospitare il computer e un altro completo della grata per contenere i fogli a modulo continuo e la fessura per farli scorrere fino alla stampante) andavano lasciati nell’ufficio e guai se avessi provato a portarmeli via! “Ma, Gianni! A che ti serve il computer se non hai nessuno che lo sappia usare?” “Perché è bello a vedersi e fa fare bella figura all’ufficio!” Lasciargli il computer era per me impensabile e cercai in tutti i modi di convincerlo. Gli dissi persino che se mi tratteneva il computer e la scrivania non sarebbe mai stato eletto al Parlamento come lui ambiva e come, si vociferava, sarebbe sicuramente accaduto come succede quando è il Partito a decidere. Lui rispose con sicumera che non mi avrebbe concesso il computer e la scrivania e che sarebbe stato eletto lo stesso deputato. Che fare? Andai da Vittorio e gli spiegai la cosa e che non potevo svolgere il compito che mi aveva affidato con il suo ordine di servizio se non avessi avuto il computer per me necessario e altre chiacchiere. “E tu portalo via di pomeriggio, quando non c’è nessuno che ti vede!” mi aveva suggerito.

segue…

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Capitolo Primo

2. Il trasferimento all’Ufficio «Ticket»

La musica del sito sanseveropuntoit 29 marzo 2022