sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
Questo corridoio esisteva ancora nel 1839, quando fu abbattutto per fare un nuovo quarto Non voglio omettere dire che le monache, non molto dopo l’erezione del Monastero non pagarono più la dote di cento quaranta ducati, ma di trecento, oltre al corredo, però chi poteva dare il contante, dava la dote in contante, chi non poteva, dava case, oppure terreni per quanto era l'equivalente di ducati trecento. Le forestiere pagavano la dote di duc. cinquecento e questo si era stabilito affinché le cittadine avessero maggiore beneficio de’ forestieri. Il semestre che si pagava dall'educande prima era di duc. Trenta, poi di quaranta, che poi giunse alla somma di ducati sessanta che si pagavano annualmente ripartita però la somma in semestre. Dal 1837 le monache non pagarono più la dote di duc. Trecento, ma di duc. quattrocento, le forestiere di duc. seicento. La chiesa ebbe nel 1651 un legato dal signor D. Giuseppe Pastore. Egli nell'anno sopra citato sotto il 9 aprile con pubblico istrumento rogato per mano del notaio D. Giacinto Patulli donò con donazione irrevocabile tra vivi a due sue figlie monache in questo monastero: la prima di nome D. Claudia e la seconda di nome D. Ippolita, la rendita di duc. cinquantatre. Una con i capitali addetti, che erano fissi sopra alcuni stabili da esigersi annualmente in ogni otto di settembre, coll’obbligo bensì di dover corrispondere in ogni anno ducati undici di censi passivi; duc. cinque al Monte di Pietà, ossia Ospedale di questa Città. e duc. sei alla Cappella di S. Maria di Costantinopoli della terra di Frusolone; cosicché donò la rendita netta di duc. quarantadue, e grana quarantacinque, con la condizione però che dopo la morte delle dette figlie ne fosse succeduto il monastero, a condizione che dovesse erigere una cappellania perpetua, col peso di celebrarsene per l'anima di esso donante tante messe nella chiesa di esso monastero, e sua Cappella, quante ne sarebbero tassate dal Vescovo, che contemporaneamente ne avesse deputato un perpetuo sagrestano coll’assegno di una competente mercede. Ed essendo passate a miglior vita le mantovate religiose sue figlie, restando “de pleno iure” devoluta la descritta rendita al monastero, Donna Scolastica Manuppella, allora Badessa, volendo esonerare la sua coscienza umiliò supplica a nome della comunità al vescovo di quel tempo che era monsignor Fortunato, il quale colla sua autorità ordinaria applicò la predetta rendita all’altare, e Cappella del SS. Crocifisso, che era altare privilegiato, e la eresse a perpetua cappellania, deputandone allora il sacerdote D. Giambattista Aspido coll’obbligo di celebrare in detto altare, per l'anima del fondatore legatario cinque messe in ciascuna settimana; una cioè nella domenica, una nel Venerdì, e le altre tre ne’ giorni festivi se occorressero, e non occorrendo, ne’ giorni ad arbitrio delle religiose. Vi pose il sagristano assegnandogli la mercede di duc. sei annui. Lo stipendio che si dava allora a’ cappellani era di un carlino per ciascuna messa, per cui li medesimi soffrivano l'imbarazzo di trattenersi nella sacrestia, attendendo il comodo delle religiose e molte volte amministrandole il SS. Sacramento del1’Eucarestia. Dimenticavo dire che prima del legato di Pastore, la comunità aveva avuto un altro legato di cinque messe giornaliere dalla signora Donna Laudonia Luciana. Siccome mancavano spesse volte le messe in giorno di domenica, così una religiosa per nome di Donna Grazia d'Errico pensò di togliere questo inconveniente, e diede del suo per le altre due messe la settimana, donando al monastero anche un oliveto, perché si fosse tenuto sempre accesa la lampada al SS. Sacramento. La detta Donna Grazia aveva due nipote anche monache Donna Placidia, e Donna Caterina le quali alla loro morte lasciarono anche esse la roba al monastero. A me pare che anticamente le religiose facessero la rinuncia de’ loro averi sempre a favore del Monastero. Lo stipendio a’ cappellani si pagava per mano del procuratore dalle rendite del Monastero, giacché la roba rimasta dal sig. Pastore si era aggregata a quella del monastero, per essersi affrancati i capitali espressi, dell’Ospidale di San Severo, e della Cappella di Frusolone. Anche altri legati si sono incorporati alle robe del monastero, e questa aggregazione ci ha fatto essere prive di avere una tangente per le spese di culto, nella presa di possesso della nostra roba pel decreto dell'attuale governo, emanato l’anno 1861, quando soppresse tutte le case religiose. Cade in acconcio dire il beneficio che avevano i cittadini poveri di monacare le figlie. Dalla casa della SS.ma Annunziata di Napoli, istituita erede dal fu D. Giambattista Pepe per pia e caritatevole disposizione di esso, il quale legava che le cittadine desiderose di monacarsi, e per mancanza di mezzi non potevano, avessero ricorso alla detta casa, e specialmente le congiunte, che ritrar potevano in ogni anno la somma di ducati trecentocinquanta per dote, e vitalizio, come costa dalla disposizione testamentaria stipolata in Napoli sotto il primo ottobre dell'anno 1671 per mano del notaio signor Giuseppe Ragucci. Parecchie abbracciarono lo stato monastico in questo monastero per tale elargizione. Questo pio legato non ha avuto più esecuzione per l'inibizione di monacarsi fatto dal governo di Napoleone primo. L'ultima che percepì tale beneficio fu Donna Gaetana Buttazzi nel 1776. Molti altri legati ebbe il monastero, oltre li descritti, e tra gli altri ebbe una riguardevole somma da una distinta signora, per nome Donna Lorenza, la quale viaggiava l’Europa, affine di beneficare i luoghi pii; e siccome trovò il nostro monastero sotto il titolo di S. Lorenzo Martire suo protettore, perché santo del suo nome, così fece donazione di una somma che doveva dare l’annua rendita per fare celebrare nel giorno di detto Santo Martire, trenta messe piane, una messa parata, col panegirico, doveva precedere una novena fatta dall’arciprete, al quale si davano trenta carlini, da ripartirsi anche all'economo e sacristano, venti carlini al clero di San Severino per i due vesperi solenni cantati la vigilia, ed il giorno del Santo, quattro ducati per complimentare l’arciprete, ed il clero che venivano a funzionare; i complimenti consistevano in rinfreschi. Una messa di requiem per l'anima della donatrice che veniva cantata anche dal clero il giorno quattordici agosto. Questo vistosissimo legato fu anche incorporato a’ beni del monastero. Si ignora il cognome della donatrice, perché le carte di detto legato furono disperse nella venuta de’ Francesi nel 1799.
IL MONASTERO DI SAN LORENZO Manoscritto della suora benedettina Donna Filomena de Ambrosio
I CONVENTI