… segue Il giorno dopo ebbi la straordinaria occasione di parlare con la signora Laura Arconti in quanto fu lei a telefonarmi scoprendo, così, che era una ultranovantenne radicale alla quale potei esternare con agio la mia storia in una lunga conversazione di oltre un’ora nel corso della quale trovò modo di chiedermi, innanzi tutto, se ero disposto a iscrivermi al partito radicale che in quei giorni tentava di raggiungere il numero fissato di tessere per evitare la definitiva chiusura. «Guardi che solo per stare nei tempi non ho chiuso la mia telefonata con la domanda se occorreva la tessera per ottenere l’attenzione dei radicali in quanto, in passato, ho inviato delle mie lettere alla radio senza averne risposta.» «Impossibile!» mi rispose «Noi rispondiamo a tutti!» Non era vero ma in quel momento sorvolai e nei giorni successivi le inviai tutto quello che mi sembrava utile per darle piena cognizione dei fatti, compresa la mia ultima lettera del 2017 «I furbetti del cartellino» con la lista delle testate giornalistiche, tra le quali la stessa radio radicale, a cui l’avevo inviata. Aggiungo che nel corso di quella lunga conversazione lei aveva detto che avrebbe certamente potuto interessare un avvocato in modo da fornirmi un’assistenza legale ma che, tuttavia, non mi dovessi attendere un intervento a breve in quanto, aveva aggiunto «… se ha aspettato sedici anni potrà pazientare ancora un poco!» Così, visto che sapevo aspettare, aspettai ancora e nei giorni successivi le inviai anche gli auguri per il suo compleanno. Avendo, poi, avuto cognizione che avrebbe dovuto in quei tempi sottoporsi ad un ricovero per accertamenti, non detti peso ad una successiva mail nella quale mi diceva che ‘al momento’ non poteva fare nulla. Avevo aspettato per anni e potevo aspettare qualche giorno, anche qualche settimana, magari, anche un mese… e nell’attesa, insieme ad altri problemi, compresa la impossibilità di connettermi a internet, la mia pigra aspettativa mi fece abbandonare l’aggiornamento di questo sito con l’indolenza di chi, confidando in un supporto esterno alla propria estenuante battaglia, si sente esonerato da ulteriori solitarie iniziative. Mi decisi a telefonarle dopo sei mesi. Esattamente il 4 gennaio di quest’anno e devo dire che rimasi del tutto scioccato dalla inattesa indifferenza della mia interlocutrice. Rimasi talmente inebetito da quella conversazione surreale da non sapere come reagire. Esterrefatto e inerme, senza neppure la capacità di adirarmene. Il fatto, poi, che quel comportamento provenisse da una vecchia e storica radicale mi lasciava impotente. Aggredirla con rabbia sarebbe stato come aggredire mia madre, sebbene lei ne fosse più giovane di tre anni. Rimasi sconcertato e addirittura sconvolto per la totale indifferenza e, ancora di più, per l’assoluta mancanza di comprensione e di umanità con la quale mi sentii trattato a riscontro della mia confidenza e dei riferimenti personali che le feci dicendole che parlavo con lei come se parlassi con mia madre alla quale non dicevo nulla dei miei affanni per evitare di inquietarla. Un comportamento di cui, riflettendoci a chiusura di quella conversazione, non riuscivo a darmene ragione e non potevo che definire incivile, vivendomi in più il rammarico di non aver adeguatamente reagito come forse avrei dovuto fare e come, nonostante l’età, certamente meritava. Mi rimaneva del tutto incredibile la freddezza con la quale mi ero sentito trattato tanto che se non avessi preso in quel momento degli appunti non ne avrei potuto conservare il ricordo per l’assurdità di alcune affermazioni talmente inusitate e tanto al di di qualsiasi aspettativa che anche adesso che ne sto scrivendo mi sembrano il frutto di un incubo. Carne viva trattata come carne da macello da una persona insensibile e inumana che mi incideva con la spietata indifferenza di un chirurgo sadico! Tanto incredibile che non sapendo cosa rispondere, per evitare di urlarle il mio disprezzo per quel suo modo di porsi, ad un certo punto le dissi che fortunatamente non mi ero deciso a chiedere la tessera radicale come avevo pensato di fare per la mia storica assonanza, da vecchio socialista e simpatizzante anarchico, con le lotte di quel partito che pure avevo comunque sempre apprezzato, ricevendone con acida insolenza la risposta che i radicali non sapevano che farsene di uno che è stato sottoposto a Tso e che si viveva le problematiche di cui, in confidenza, l’avevo messa al corrente. segue…
Giovannantonio@aruba.it
Giovannantonio Macchiarola
sanseveropuntoit, 3 maggio 2019
UNA ILLUSIONE RADICALE
ILLUSIONI PERDUTE
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