Ammirate,
al
momento,
miei
cari
cinque
amici,
questo
certificato
e
immaginate la scena.
Pensate
a
quel
viscido
cerusico
in
prova,
a
quello
squallido
omuncolo
rispondente
al
nome
di
Fernando
Carafa
-
un
uomo
che
non
vale
quel
che
evacua
-
mentre,
abusando
della
professione
medica,
firma
un
certificato
di
cui
non
è
intestatario
e
vi
appone,
a
imperituro
disonore
della
professione
che
millanta,
il
timbro
e
la
firma
per
attestare
una
diagnosi,
della
quale
-
per
sua
stessa
ammissione
a
verbale
-
non
conosce
il
significato,
senza
aver
visitato
la
persona,
un
pubblico
funzionario,
mentre
questi,
ignaro,
stava
assolvendo
alla
propria
funzione
a
contatto
col
pubblico
nell’Ufficio
di
cui
era responsabile .
Immaginate il seguente dialogo:
«Ciao, collega,
mi hanno
telefonato dal
Comune e la
«dottoressa»
Belmonte mi ha
chiesto di farti
firmare questo
certificato.
Eccolo pronto.
Firmalo! Io l’ho
già convalidato!»
«Non so cosa
hai scritto e
cosa vuol dire
la diagnosi
ma, se te lo ha
chiesto la
«dottoressa»
del Comune,
la mia
deontologia
non mi
permette di
rifiutarmi!»
E,
ora,
dopo
averlo
letto
e
ben
osservato,
miei
cari
cinque
lettori,
provate
a
indovinare chi sia stato il compilatore di questo certificato, se ne siete capaci!
Vi
dico,
per
ora,
che
la
Procura
di
Foggia
invece
di
chiederlo
ai
due
delinquenti
patentati,
ritenendo
non
bastevoli
le
firme
apposte
in
calce
dai
due
SCELLERATI
e
ignobili
cerusici,
ha
ritenuto
necessario
stabilire
chi
lo
avesse
«compilato»
dandone
incarico
a
un
perito
calligrafo,
solo
per
dilazionare
i
tempi dell’inchiesta e spendere i soldi dello Stato.
sanseveropuntoit, 29 aprile 2017
Capitolo QUINTO
I volenterosi carnefici