Capitolo Primo
UN SINDACO A DIGIUNO DI LEGALITA’
[ sanseveropuntoit - 15 marzo 2017]
…segue LETTERA APERTA a Francesco Miglio Sindaco del Comune di San Severo
Ricordo che l’unica decisione assunta fu quella di togliere le sedie dal corridoio in modo da impedirmi, date le mie condizioni fisiche, di potervi sostare! Come pure ricordo una riunione sulla “legalità” convocata sul Comune le cui farisaiche Autorità partecipanti mi sfilarono davanti senza vergognarsi della loro ipocrisia. Non so se lei sia in grado di individuare un filo rosso o un nesso causale tra il clima di illegalità che denunciavo allora e quello che lei denuncia oggi, signor sindaco. Certamente, però, quello di oggi ne è una degenerazione, è l’effetto di un clima, e lei comprenderà bene che i diversi modi di manifestarsi della illegalità non serviranno, se meno cruenti, a graduarla e a rendere una sua particolare manifestazione più accettabile di un’altra; tutti sono ispirati al sopruso, all’abuso, all’arbitrio, a sconvolgere la civile convivenza e l’ordine sociale e morale nonché a tenere in dispregio la logica e il buon senso. Inoltre, la violenza, le illegalità e le prevaricazioni che l’amministrazione del Comune di San Severo ha esercitato, sistematicamente   e   per   sei   anni   e   mezzo,   sulla   mia persona   con   l’intento   e   la   finalità   di   procurare   a   un   proprio   dipendente un   danno   morale   e   psichico,   oltre   che   professionale , è ben più grave del furto o della rapina occasionale effettuata da un criminale abituale, in quanto prodotta da un Ente che trova radice e ragion d’essere nel suo attenersi alle norme di diritto che ne sono premessa e fondamento. Comprendo quanto sia più facile per i Barabba ottenere attenzione e consenso! Io in quindici anni non ci sono riuscito nonostante le mie venti denunce penali e centinaia di lettere prodotte in questo tempo e nonostante, pensi un po’, signor sindaco, i miei quarantotto giorni di digiuno! Lei ora si trova nella farisaica situazione di rivendicare e pretendere ordine e legalità mentre si accinge a confermare, a perpetuare e a santificare l’illegalità mafiosa della sua amministrazione - capace di perseguitare per sei anni e mezzo un proprio dipendente senza aver conto, nella sua orgia di potere, dei limiti imposti da leggi, regolamenti, statuti e dalla stessa Costituzione, nonché dai più elementari diritti del vivere civile e persino dal comune buon senso - facendosene erede, interprete e mallevadore. La Giustizia è rappresentata con gli occhi bendati, signor sindaco, come la Fortuna, e le esperienze avute in questi quindici anni non mi fanno essere ottimista nei confronti di chi se ne fa amministratore. La lotta che ho sentito il dovere di sostenere in tutti questi anni non ha, tuttavia, altra motivazione che quella di tener viva e ferma la denuncia contro un sistema di potere mafioso che, proprio per essere sistema , non ammette limiti a se stesso e, proprio perché mafioso , non può accettare di perdere e perseguita fino all’annientamento chi non si sottomette e non lo subisce. potrò mai essere ridotto ad arrendermi a questo suo sistema, signor sindaco, dal silenzio e dall’indifferenza in cui questa mia lotta si esausta da oltre quindici anni, e tantomeno potrò venir meno al dovere di persistervi nel caso in cui la Giustizia avesse la sFortuna di scegliere ancora una volta Barabba. 13 marzo 2017 Giovannantonio Macchiarola
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