Lufficiochenoncè SCRIVO AL PRESIDENTE CIAMPI Che fare, nel frattempo? Per quanto fossi ignaro della ignavia della Procura della Repubblica di Foggia, dell’oziosità della Dottoressa Orlando e dell’attendismo dell’Arma dei Carabinieri, comprendevo che non potevo rimanere inerme mentre ero in attesa di giustizia e non riuscendo a pensare ad altro pensai che dovevo dare la massima diffusione alla mia denuncia. Quella inviata alla Procura e presentata giorni dopo ai Carabinieri era forse troppo lunga, troppo articolata e approfondita nei suoi particolari tanto da correre il rischio che se ne perdesse il succo, il fatto in se stesso, l’abuso e la violenza di quell’atto nonché la sfrontatezza con cui era stato commesso. Pensai, quindi, di farne oggetto di comunicazione al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, potando quel lungo scritto di tutti i particolari su cui si poteva sorvolare in quanto non essenziali a manifestare il crimine commesso. Era, quello, anche un modo per ribadire alla Procura e ai Carabinieri quanto già denunciato pensando che quel mio insistere potesse servire ad accelerarne l’intervento e, quanto meno, a ricordarglielo. La inviai anche al Vescovo, mons. Michele Seccia, come d’altronde avevo fatto con la precedente, e ne avevo motivo in quanto ero presente nell’aula consiliare dove, appena nominato a quella Cattedra e nel presentarsi alla cittadinanza ,aveva fatto un bel discorso rimarcando, al termine del suo intervento, l’invito a vederlo come un punto di riferimento, in virtù del fatto che lui era anche laureato in legge oltre che in teologia, a cui rivolgersi in caso di ingiustizie, assicurando la sua massima disponibilità a intervenire in favore di chi ne fosse vittima. Parola di vescovo, non di re, in quanto il tutto servì solo a ridurre a 5 le dodici pagine che illustravano la prima denuncia e a nient’altro! NOTA . Per quanto inutile, essendo, appunto, solo la selezione di passi dell’originale, la riporto ad utilità di quanti, non avendo avuto il tempo e la pazienza di leggere le 12 pagine della prima, vorranno approfittarne per leggerne meno del cinquanta per cento. Gli altri se ne esentino!
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Capitolo DODICESIMO L’UFFICIO CHE NON C’E’
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