Lufficiochenoncè
UNO PSICHIATRA “DIVERSO”
Avevo
raccontato
a
Peppino
Donnanno
il
dialogo
avuto
col
primario
e
qual’era
stato
il
suo
consiglio,
dicendogli
che
non
avevo
alcuna
intenzione
di seguirlo.
“Io
conosco
uno
psichiatra
di
Foggia
che
non
è
come
gli
altri”
mi
disse.
“Una
persona
diversa
dal
solito”
e,
alla
fine,
accettai
il
suo
consiglio
e
andammo
a
trovare
Mariano
Loiacono
al
Centro
di
Salute
Mentale
di
Foggia.
Ci
fu
un
lungo
colloquio.
Peppino
lo
chiamava
per
nome,
ma
io
rimasi
abbastanza
freddo
all’inizio.
Già
vivere
quella
dimensione
da
ospedale
mi
dava fastidio.
Gli
raccontai
la
mia
storia
molto
succintamente
e
gli
riportai
il
consiglio
ricevuto
dal
primario
al
momento
delle
mie
dimissioni,
senza
nascondergli
le mie resistenze al riguardo della sua professione.
Il
colloquio
fu
lungo
e
mentre
lui
spiegava
il
suo
metodo,
per
cui
trattava
persone
con
diverse
problematiche,
affette,
per
esempio,
da
ludopatia,
da
dipendenze
da
farmaci
o
altre
sostanze
e,
insieme,
alcolisti
o
solo
persone
che
presentavano
un
disagio
derivante
da
problematiche
sociali
o
da
rapporti
interpersonali,
non
ebbi
alcun
interesse
al
suo
dire.
Solo
quando,
continuando
a
illustrare
la
sua
area
di
intervento,
arrivo
a
precisare
che
il
suo
metodo,
come
lo
chiamava,
prevedeva
di
prendersi
cura
solo
di
quelle
persone
che
fossero
accompagnate
da
un
familiare
si
fece
strada
nella
mia
mente
l’idea
che
quella
poteva
essere
l’occasione
per
tentare
di
recuperare
il
rapporto
con
mia
moglie.
Quando,
poi,
mi
fece
notare,
che
per
meritare
la
sua
attenzione
dovevo
presentare
un
qualche
disturbo
effettivo
gli
dissi:
“Mia moglie va dicendo che sono alcolizzato!”
Mi
rispose
che
tutte
le
donne,
quando
ce
l’hanno
col
marito,
vanno
dicendo
alle
amiche
che
beve,
che
è
un
ubriacone,
contando
in
questo
modo
di
giustificare
con
una
simile
accusa
il
loro
distanziarsene
e,
insieme,
la
condiscendenza e la commiserazione di chi le ascolta.
Poi aggiunse: “Tu sei alcolizzato?”
No,
gli
risposi,
ma
bevo.
Non
sono
astemio
e,
a
tavola,
non
disdegno
il
vino.
Non
sopporto
i
liquori
forti
ma,
e
lo
dissi
in
tono
confidenziale,
mi
piacciono gli aperitivi!
“Bisogna
distinguere
tra
alcolizzato
e
alcolista!”
e
spiegò,
continuando
in
quel
dire,
che
è
alcolista
anche
chi
beve
solo
un
bicchiere
di
spumante
a
Capodanno.
Per
convincerlo
ad
“assumermi”
come
paziente,
avendo
oramai
ben
chiaro
il
fine
che
volevo
conseguire,
insistetti
a
parlare
del
mio
“vizio”
di
bere
dicendo
che,
in
verità,
lo
facevo
con
una
frequenza
maggiore
di
chi
brinda
solo
una
volta
all’anno
e
che,
in
ogni
caso,
ciò
dava
pretesto
a
mia
moglie
nel giustificare il suo comportamento nei miei confronti.
Chiarisco
che,
per
quanto
possano
risultare
fuori
posto
questi
particolari,
è
necessario
che
io
li
riporti
perché
il
fatto
che
il
dottore
Mariano
Loiacono
del
Centro
di
Salute
Mentale
di
Foggia
prendesse
in
cura
i
suoi
pazienti
solo
in
regime
di
Day
Hospital,
per
quanto
non
servì
in
alcun
modo
a
dare
soluzione
al
mio
problema
di
coppia,
nel
tempo
si
rivelò
estremamente
favorevole
alla
mia
situazione,
consentendomi,
negli
anni
a
seguire,
di
poter
rimanere
lontano
dal
posto
di
lavoro
e
sottrarmi
alla
persecuzione
incessante
che
dovetti
subire,
senza,
tuttavia,
essere
vincolato
ad
osservare
gli obblighi domiciliari previsti in caso di malattia.
Non
che
fosse
questo
il
mio
obiettivo
in
quel
momento,
in
quanto
ero
sicuro
che
la
mia
vicenda
al
Comune
si
sarebbe
conclusa
ben
presto
e
a
mio
favore,
illuso,
com’ero
allora,
dal
fatto
che
viviamo,
fino
a
prova
contraria,
in uno Stato di Diritto.
Questa
prova
contraria
l’ho
avuta
per
cui
–
vado,
sul
momento,
a
memoria
-
fino
al
2004
feci
ricorso
alle
“cure”
in
Day
Hospital,
alternando
i
giorni
di
ricovero
a
quelli
in
cui
ero
in
servizio
in
maniera
oculata
così
da
non
superare mai il periodo di comporto previsto dal contratto.
Capitolo DODICESIMO
L’UFFICIO CHE NON C’E’