Lufficiochenoncera
UN SINDACO RABBIOSO
La
reazione
di
Giuliani
non
si
fece
attendere
e
due
giorni
dopo
ricevetti in ufficio una sua telefonata.
Senza
nemmeno
presentarsi
e
dire
chi
fosse,
mi
aggredì
con
una
ferocia
incredibile
e
tanto
violenta
che,
avendo
lasciato
aperta
la
cornetta
dell’altro
telefono
con
il
quale
stavo
parlando
con
Matteo
Lo
Presti,
questi
alla
fine
di
quell’ascolto
mi
chiese:
“Ma
chi
era
quel pazzo!?”
Mi
vergognai
a
rispondergli
che
“quel
pazzo”
sull’altra
linea
era
il Sindaco!
Cosa
disse?
Difficile
a
riportarsi,
tale
era
la
foga,
l’asprezza,
la
rabbia,
da
immaginarmelo
in
quel
momento
con
la
bava
alla
bocca
mentre
si
lanciava
in
invettive
sconnesse,
“…
vengo
lì
e
te
la
sfascio
la
vetrina…
te
la
sfascio
a
calci…!”,
o
in
preda
ad
un
attacco
apoplettico
e
tale
era
la
sorpresa
da
parte
mia,
travolto
com’ero
da
quell’impatto
violento,
feroce
e
incalzante
da
non
aver
modo,
per
quanto
riconoscessi
la
voce,
neppure
di
chiedere
chi
fosse
o
di
replicare
per
cui
le
sole
frasi
comprensibili
e
che
ancora
ricordo
“…
ti
prendo
a
calci
in
culo…
io
gli
strappo
le
ali
ai
corvi…
alle
cornacchie
che
scrivono
sui
giornali…”
sono
quelle
che riporto virgolettate.
Ne
rimasi
sconvolto
e
indignato
ma
non
potevo
fargliela
passare
liscia
e,
con
la
data
dello
stesso
giorno,
gli
inviai
il
giorno
dopo
una
lettera,
in
cui
giocavo
sul
dubbio
di
chi
fosse
l’autore
di
quella
telefonata,
trasmettendola,
per
conoscenza,
al
“Direttore
Generale”
perché,
visto
il
contenuto
provocatorio
della
mia
risposta,
valutasse
una
eventuale
procedura
disciplinare
nei
miei
confronti
ma lasciando comunque aperta la minaccia di renderla pubblica.
In
questa,
dopo
averne
preso
visione
per
ripubblicarla,
esprimevo,
con
la
mente
fresca
di
allora,
più
di
quanto
abbia
ricordato
fin
qui
nel
virgolettato
per
cui,
senza
tornare
indietro
a
‘correggermi’o
ad
aggiungere,
valga
la
sua
diretta
lettura
più
che
il
commento scritto sopra.
Capitolo OTTAVO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA
Parte terza
segue…