L’Ufficiochenonc’era La piena e amichevole disponibilità di Salvatore Tempesta, consigliere comunale e intimo del sindaco Giuliani, mi aiutò a superare quel nuovo trapasso al quale sembravo destinato oltre la mia volontà in quanto, dopo la drammatica rottura con Vittorio Mundi, non avevo alternativa a quella scelta obbligata. A tal proposito, per quanto non abbia elementi concreti per attestarlo, ho sempre pensato che il comportamento del tutto anomalo tenuto da Vittorio fosse da attribuirsi a un malevole “intervento” su di lui da parte dell’assessore al personale, Aldo d’Alessandro, inteso a sobillarlo nei miei confronti e, in previsione dell’affidamento all’esterno della informatizzazione del Comune, finalizzato a liberarsi dell’incomodo Programmatore CED, mia qualifica di allora. Salvatore si diede da fare per far ripulire il locale dell’ex Guardia Medica in piazza della Repubblica e poi dotarlo di un mobilio appropriato. Non era come la mia amata scrivania a mezzo ferro di cavallo quella che mi mise a disposizione in pochi giorni insieme ad un mobile con vetrina e all’arredo di sedie. Non fu difficile, lui che configurava quel nuovo Ufficio come un servizio di “sportello”, convincerlo a creare, invece, una vetrata a forma di zeta, così da ampliare la facciata espositiva, ripiegata su quattro lati sul cui ultimo si apriva la porta d’ingresso dell’ufficio. C’era un altro locale con un ingresso su via dei Quaranta e una porta interna che lo collegava ma, dopo aver avuto conferma da Pietro Zaccaro che non si poteva abbattere la parete divisoria, non ne feci alcun utilizzo. Ero il “front office” di un servizio che dovevo ancora inventare, avendo come traccia solo lo spirito della norma che lo istitutiva e una visione ideale di come realizzare quell’utopia. segue…
Capitolo SESTO L’UFFICIO CHE NON C’ERA
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