Dopo ciò poco, e non molto tempo passò che in una riunione tra delegati dell’amministrazione e i sindacati, Vittorio, seduto accanto a me al tavolo delle trattative, mi passò un foglio dove potei individuare una lettera indirizzata al Prefetto nella quale i firmatari si discolpavano di quella denuncia sindacale dichiarando di essere stati conculcati dal rappresentante della Uil nella stesura di una protesta di cui non condividevano il tono e il contenuto. La cosa, a mente della pochezza delle persone, non mi fece molta impressione suscitò il disappunto che forse Vittorio si attendeva in risposta per cui gliela restituii senza commenti considerando tra me la miseria umana di cui si serviva. Quello che mi dolse fu il vedere, insieme alle altre, la firma di Ciro Pistillo per cui il giorno dopo gliene feci colpa. “No! L’ho firmata senza leggerla! Se l’avessi letta non l’avrei mai firmata…” e ne compresi tutto lo spessore morale e come mi fossi illuso della sua amicizia o, almeno, del suo debito nei miei confronti, senza che, tuttavia, ciò mutasse la sua collocazione e il mio rapporto con lui. questo servì a farmi diventare malfido e a non credere più nell’amicizia, nella quale credo ancora forse perché non ho mai capito come funziona il mondo o, come mi dico, perché non posso concedere che l’azione di un singolo o di un qualsiasi Pistillo sia capace di mettere in crisi o di distruggere un mio valore. *** In previsione delle elezioni comunali del 12 giugno 1994 avevo richiesto l’acquisto da una ditta di Firenze, se ben ricordo, di un programma per la gestione dei dati elettorali attratto dalla possibilità che questo offriva di stampare diagrammi nonché, e di più, PER IL FATTO DI ESSERE GIà predisposto per la gestione di tutti i tipi di elezione, dalle comunali alle Politiche compresi i Referendum, così da sollevarmi dal compito di creare di volta in volta un nuovo programma per gestire le diverse operazioni elettorali come avevo fatto fin dal 1990. Ricordo che nel proporre l’acquisto di tale programma dopo aver già preso contatti con la ditta, Tantimonaco mi disse che era d’accordo ma solo a condizione che ottenessi uno sconto sul prezzo stabilito. Gli feci presente che la cosa non era possibile e che non ci sarebbe stato alcuno spazio per una trattativa. “Provaci!” mi disse e con una certa difficoltà, nel riprendere contatto telefonico con la ditta e premettendo che ‘ambasciator non porta pena’ feci presente che il mio Segretario, che definii tirchio per l’occasione, era d’accordo sull’acquisto ma solo a condizione che ne fosse abbassato adeguatamente il costo. La disponibilità da parte del mio interlocutore mi fece ritenere che la ditta, come poi mi fu confermato dallo stesso, si dichiarasse d’accordo con quella diminuzione per la possibilità che davo loro di far conoscere quel programma anche al di fuori della loro orbita commerciale abituale. “Hai visto?” mi disse il segretario quando gli riportai la conversazione e da allora, per tutti gli acquisti fatti in seguito, anche dopo che Tanimonaco fu sostituito, adottai quel metodo anche sotto altri segretari facendomene scudo allo stesso modo e ottenendo da allora sconti importanti per ogni successivo acquisto, anche per i diversi corsi di aggiornamento a cui mi fu dato in seguito partecipare, contrattando il prezzo persino con gli alberghi e ottenendo in tutte le occasioni sconti significativi sempre sotto la copertura della «tirchieria» del Segretario Generale che, altrimenti, non avrebbe consentito l’impegno spesa.
Capitolo QUINTO LA PERMANENZA IN SEGRETERIA
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