Il primo ricordo importante ai fini di questa storia mi riporta a una strana e in quel momento inaspettata convocazione nel suo ufficio dove trovai Vittorio Mundi, tornato Vice segretario, e Silvana Belmonte, l’allora a capo dell’Ufficio Elettorale. La mia meraviglia si confermò ulteriormente quando Carmine Tantimonaco mi pose senza preavviso quella strabiliante domanda: “Lei sarebbe in grado di mettere a punto una procedura informatica per la gestione dell’Ufficio Elettorale?” Rimasi perplesso e feci la domanda interlocutoria: “Segretario, perché mi fa questa domanda? E chi sono io per essere in grado di rispondere?” “Lei ha la qualifica di programmatore Ced, o mi sbaglio?” “Sì, ho questa qualifica e la ringrazio che ciò le sia presente e che me lo ricordi. Ma di fatto, per quanto abbia operato in questo senso, non mi è mai stato riconosciuto questo ruolo ho mai ricevuto merito per quello che ho realizzato e il lavoro svolto in questo campo”. Il rifermento sottaciuto era chiaramente, per me e per Vittorio ma non per Tantimonaco, alla gestione della esenzione dal Ticket sanitario e, chiaramente, alla stesura dei programmi redatti di volta in volta per la gestione delle operazioni elettorali. Non ci volle molto a comprendere il vero argomento di quella riunione, ovvero la richiesta della Belmonte perché si procedesse all’affidamento ad una ditta esterna della gestione dell’Ufficio Elettorale, e a chiarirmelo ulteriormente servì la successiva domanda del Segretario. “Lei cosa pensa di un affidamento a una ditta esterna della gestione dell’Ufficio elettorale?” Presi un momento per rifletterci sopra. Sobbarcarmi un lavoro di una mole così consistente pensando alla gestione di circa quarantamila elettori poteva essere il modo per confermarmi definitivamente nel mio ruolo di Programmatore ma nello stesso tempo mi spaventava. Comprendevo inoltre, e non lo nascondo, che assumermi un tale compito in contrasto a quanto certamente Mundi, insieme alla Belmonte, aveva programmato, l’impedimento che gli avrei frapposto avrebbe dato origine a una ulteriore e maggiore difficoltà con cui si sarebbe dovuta confrontare la mia ambizione. “Penso che sia la soluzione migliore, in questo caso” risposi. “E lei sarebbe in grado di farsi carico dello studio di un programma per la gestione delle delibere di Giunta o sarebbe d’accordo con l’acquisto di un programma già predisposto?” Il mio imbarazzo era al massimo perché era proprio questo l’incarico che mi ero affidato scoprendo quanto fosse ostativa la posizione di Vittorio la cui presenza in quel momento mi impediva di essere più chiaro di fronte a quel nuovo Segretario. Assumermi in pectore quel ruolo sarebbe stato, tra l’altro, per me un gravame ulteriore senza alcun mutamento della mia posizione di lavoro e senza il riconoscimento della mia professionalità com’era accaduto per l’Ufficio Esenzione e con la gestione dei dati in occasione delle operazioni elettorali; iniziative da cui, nonostante il mio impegno oltre misura, non era derivato alcun riconoscimento di merito nonostante la complessità del lavoro svolto nello studio e nella stesura del programma. Avevo, inoltre di fronte l’inconsistenza e il fallimento dell’incarico che mi ero dato con quell’ordine di servizio firmato da Vittorio senza leggerlo. “Penso, Segretario, che la cosa migliore sia affidare la stesura del programma all’esterno, lasciandone al Comune la gestione”. “E lei sarebbe in grado di assumerla?” “Certamente!” E fu così che terminò quella riunione.
Capitolo QUINTO RITORNO AL RUOLO DI PROGRAMMATORE
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