Mi
piace
riportare
la
soddisfazione
di
Vittorio
Mundi
quando,
in
occasione
delle
elezioni
amministrative
del
1994,
le
prime
ad
effettuarsi
con
il
sistema
dell’elezione
diretta
del
sindaco,
mi
aveva
chiamato
per
presentarmi
al
funzionario
della
Prefettura
venuto
a
controllare
come
ci
si
predisponeva
ad
affrontare
quella
novità.
Quando
gli
rappresentai
la
procedura
che
avevo
predisposto,
dimostrò
di
ignorare
del
tutto
la
necessità
di
rilevare
i
voti
“di
cui”.
“I voti di cui? E che sono?”
“Sono
i
voti
che
il
candidato
sindaco
ottiene
direttamente
per
cui
vanno
distinti,
come
prescrive
la
norma,
da
quelli
che
gli
vengono
attribuiti
per
il
voto dato alla lista o alle liste che lo sostengono”.
Quello
rimase
imbarazzato
e,
per
quanto
rimanesse
nel
suo
scetticismo,
disse
che
si
sarebbe
informato
meglio
di
quella
cosa
di
cui
non
aveva
mai
sentito parlare.
Fu
quella
la
prima
volta
che
Vittorio
mi
guardò
con
l’orgoglio
di
chi
si
pregia
dei
propri
collaboratori
e
per
la
bella
figura
che
gli
facevo
fare
davanti
alla
sicumera
di
un
funzionario
prefettizio.
Lo
fu
tanto
che
nei
giorni
successivi mi chiamò al telefono mentre ero sul Comune.
“Ti
passo
il
Prefetto”
mi
disse
e
io,
ascoltando
quella
voce
e
credendo,
da
stupido,
che
fosse
uno
scherzo
per
prendermi
in
giro,
risposi
in
maniera
del
tutto
inappropriata,
tanto
da
provarne
vergogna
ancora
adesso,
per
cui
mi
astengo
dal
riportare
le
parole
con
le
quali
interloquii
e
per
le
quali
dovetti
successivamente
accettare
tutto
il
peso
del
suo
meritato
rimprovero
di
aver
sconcertato
il
Prefetto,
che
aveva
voluto
chiamarmi
per
complimentarsi
con
me, lasciandolo, invece, di sasso.
Potrei
dire
altro
della
mia
permanenza
in
segreteria
se
non
si
rendesse
urgente
procedere
nel
mio
racconto,
dato
il
poco
tempo
che
mi
resta
per
portarlo
a
compimento
e
data
l’ampiezza
della
parabola
delle
mie
vicissitudini di cui sto delineando solo gli inizi.
***
Tutto
cambiò
con
la
nomina
del
nuovo
Segretario
Generale,
Carmine
Tantimonaco.
Il
suo
arrivo
segnò
una
svolta
decisiva
nella
mia
permanenza
in
Segreteria;
svolta
di
cui
resto
ancora
fiero
per
quanto
sia
stata
anche
la
ragione,
se
non
la causa, che a quella esperienza pose fine.
Capitolo QUINTO
IL TRASFERIMENTO IN SEGRETERIA