10 maggio 1985
Egregio Sig. Sindaco
Mi
trovo
ancora
obbligato
a
importunarla,
questa
volta
in
riferimento
all'ultimo
atto recante la Sua firma e notificatomi in data 6 maggio scorso.
Trattasi
della
delibera
di
Giunta
avente
per
oggetto:
"Procedimento
disciplinare
nei
confronti
del
dipendente
Macchiarola
Giovannantonio
-
Riproposizione
del
provvedimento
di
sospensione
dal
servizio
e
dalla
retribuzione
dello
stesso",
recante
il
numero
771
della
seduta
del
29
marzo
1985
e
pubblicata
all'albo
pretorio
il 25 aprile 1985.
Data
la
natura
dell'atto,
mi
sia
consentito
di
osservare
come
con
tale
provvedimento
si
ponga
ormai
in
piena
luce
l'autoritarismo
da
cui
è
stata
contagiata
la
Giunta
che
Lei
presiede,
chiusa
al
dialogo
e
a
qualsiasi
critica
-
ancorché
resa
in
modo
aperto
e
civile
-
e
orientata
verso
sistemi
di
gestione
del
personale a dir poco avvilenti.
Per
dimostrare
tale
inclinazione
sarà
sufficiente
ricordare
che
solo
per
aver
protestato
per
il
calpestamento
di
diritti
inerenti
la
mia
persona
e
il
mio
ruolo
di
dipendente
comunale,
sono
stato
sottoposto
a
procedimento
disciplinare
ed
essendo
stato
assolto
in
sede
di
Commissione
di
Disciplina,
perché
il
fatto
non
era
sussistente,
si
è,
tuttavia,
proceduto
a
comminarmi
la
sospensione
dal
servizio
e
ad
operare
la
trattenuta
sullo
stipendio
senza
che
la
delibera
che
lo
stabiliva
fosse
esecutiva
e
in
presenza,
a
seguito
di
mio
ricorso,
della
richiesta
di
chiarimenti
da
parte
della
Sezione
di
Controllo
che
ne
ha
poi
stabilito
l'annullamento
per
illegittimità.
Ma
non
per
giudicare
la
Sua
amministrazione,
Egregio
Signor
Sindaco,
mi
trovo
a
scriverle
questa
lettera
aperta,
ma
per
ricordarLe
il
colloquio
che
ho
avuto
con
Lei
il 7 marzo 1985 nel Suo ufficio di gabinetto.
Quel
giorno
ebbi
modo
di
esternarLe
la
mia
stanchezza
nei
confronti
di
una
vertenza
che
mi
vedeva
impegnato,
in
modo
impari
e
da
ormai
un
anno,
a
difendere
un
principio
e
una
posizione
di
diritto
mentre
ero
avversato
dall'intera
Amministrazione,
isolato
dai
colleghi
e
nel
più
completo
disinteresse
dei
sindacati
e delle forze politiche.
Nella
medesima
occasione
e
allo
stesso
proposito
Lei
ebbe,
da
parte
Sua,
a
confermarmi
uguale
considerazione
di
stanchezza
e
a
riaffermarmi
i
sensi
della
Sua
amicizia
accogliendo,
tra
l'altro,
la
richiesta
di
una
mia
più
appropriata
collocazione
nell'ambito
dei
servizi
comunali
in
quanto
la
scorrettezza
che
più
mi
pesava consisteva nel non aver avuto, da circa otto mesi, un incarico qualsiasi.
Il
colloquio
terminò
con
le
migliori
cordialità
che,
dati
i
precedenti,
mi
parvero
eccessivi
ma
che
mi
rincuorarono
e
mi
rassicurarono
sulla
cessazione
di
quella,
come Lei la definì, "incomprensione" che ci aveva contrapposti.
Ebbi
modo
di
scriverLe
ancora
il
19
marzo
1985
per
ricordarLe
scadenze
che
erano
trascorse
e
che
in
seguito
attesi
invano
in
quanto,
in
buona
fede,
non
potevo
presupporre
che
si
andasse
a
riproporre
una
delibera
-
che,
come
Lei
sa
è
ingiusta
sul
piano
del
diritto,
sul
piano
morale
e,
infine,
su
quello
formale
essendo
stato
privato
di
un
elementare
diritto
di
difesa
-
e
si
portava
a
ratifica
del
Consiglio
Comunale
la
precedente
delibera
di
sospensione
già
annullata
dal
CO.RE.CO
di
Foggia.
Di
tanto
non
posso
che
dolermi
rassicurandola
sulla
amarezza
che
simili
fatti
mi
procurano.
Distintamente
Giovannantonio Macchiarola