Le Poesie
del Ticket
Ticket V
(L’utopia)
Ma cos’è? Un ufficio o un alveare?
c’è un gran fervore e non v’è stanchezza
ma serio impegno teso a riformare
questo servizio ch’era una monnezza
per esser nato già con grosse tare
e per aver miseria e agiatezza
perequato in modo clientelare
ponendo al bando leggi e correttezza.
Ora le vedi, tutte intente e pronte,
in polverose carte a far giustizia;
ad indagarle con la china fronte,
la mente aperta e priva di pigrizia,
a smascherare ogni camaleonte
per dare corpo all’Utopia che inizia.
(18.4.1991)
Ticket VI
(L’indifferenza)
Ma chi te la fa fare sta fatica
che, senza soste e nient’altro in mente,
ti ha preso senza che nessun ti dica
di andare avanti, tanto a questa gente
il mondo piace quando va all’antica
e non gli aggrada chi fa l’efficiente
se vuol cambiare senza che s’indica
un Referendum che non cambi niente.
E, mentre tu lavori a tutto spiano,
se la ridono gli altri a crepapelle
e il tuo dovere da buon cristiano
non viene inteso da chi non eccelle,
ben sapendo che per andar lontano
occorre poco acume e cuore imbelle.
(8.7.1991)