SENZA FISSA DIMORA.due** FUORI SACCO 5
sanseveropuntoit, 14 novembre 2024
Amoroso, ‘Ninnill’ Baldassare, Buccino, Ermanno Gabriele, Ravallese… e potrei continuare, rinvangando la memoria, nell’elenco dei più vecchi dipendenti che ho conosciuto quando, nel 1973, all’età di appena ventidue anni, grazie ad una assunzione “politica”, ha avuto inizio la mia attività di impiegato nel Comune di San Severo venendo destinato, mentre avrei preferito una collocazione in Anagrafe, con mio dispiacere nell’Ufficio di Ragioneria. Fra tutti i “vecchi” dipendenti ho il particolare ricordo di DE GIROLAMO, forse il più antico di tutti, con il quale non ho mai avuto a che fare e non rammento di aver mai parlato con lui. Un’unica volta avvenne un contatto nel Cinema Patruno, quando al cinema ci andavano tutti e non era inconsueto il rischio di dover assistere alla proiezione di mezzo film “in piedi” in attesa che, nel corso della proiezione oppure nell’intervallo o alla fine della pellicola, si liberasse qualche posto. Accadeva, pertanto, che all’accendersi delle luci si scatenasse un gran trambusto e la corsa a chi, da una parte e dall’altra della fila di poltrone, arrivasse prima a conquistare la postazione, costringendo gli spettatori intermedi ad alzarsi per non essere schiacciati dallo sfrenato arrembaggio degli antagonisti e, poi, per consentire il defluire sommesso dei perdenti. Scene irripetibili, d’altri tempi. L’alternativa era quella di individuare un amico o una persona conosciuta tra quelli seduti e, nel buio, attirarne l’attenzione e con cenni e bisbigli informarsi se era prossima o meno la sua uscita dalla sala per cui, chiedendone a più, si stabiliva dove posizionarsi sulla base dell’attesa meno lunga. In una occasione simile, mi sorprese il cenno che De Girolamo mi fece, alzando due dita, poi volteggiate in un cenno circolare, per segnalarmi che tra due minuti si sarebbe alzato e, quindi, di tenermi pronto a subentrargli anticipando qualsiasi sprovveduto avversario. De Girolamo era alto, magro, forse potrei dire allampanato e quando lo incontravo per strada, al saluto aggiungevo un cenno di inchino col capo in segno della stima che gli riservavo. Una stima che era dovuta non certo al posto che mi aveva ceduto a cinema, ma di quanto mi era stato raccontato da diversi dipendenti. Il primo a parlarmene fu Giuseppantonio Tardio e dal suo racconto compresi che De Girolamo era tenuto da lui in grande stima, condivisa ugualmente dagli altri che successivamente ebbero occasione di riportarmi questa circostanza che alcuni chiamarono abitudine e altri vizio. De Girolamo lavorava nel camerone, il modo popolare per indicare l’ufficio di Anagrafe, e il suo vezzo consisteva nell’alzarsi ogni tanto dalla sua scrivania, anche più volte al giorno, e affacciarsi al balcone quasi all’angolo tra piazza della Repubblica e piazza Municipio, mani sulla ringhiera e piegandosi verso la gente che passava, lanciava il suo grido di disprezzo: “POPOLO DI MERDA!”. Devo aggiungere che tutti quelli che mi hanno fatto tale racconto ripetevano, con la stessa intonazione, con lo stesso crescendo e con lo stesso accento, quella invettiva come se quel giudizio, concludendosi in risata, fosse da loro condiviso. “Po-po-lo-di-Mèrda!” Il ripetersi di quel racconto, con la medesima cadenza e l’eguale tono incisivo di quella apostrofe scandita in crescendo, “Po-po-lo-di- Mèrda!”, rendevano a quell’aneddoto la caratteristica del mito di cui ciascuno si rendeva interprete facendosi, al contempo, artefice di un giudizio che non fosse a loro ascrivibile. “Ma come?” dicevo io “E, perché?”. Non ho mai ricevuto risposta a questa domanda da Tardio da altri che mi hanno ripetuto nel tempo il racconto di questo aneddoto curioso, riportato, comunque, da tutti con una ilarità rispettosa che mi faceva intendere come De Girolamo fosse un dipendente del tutto degno di considerazione e il più “anziano” del comune. Non passarono, infatti, molti mesi dalla mia presa di servizio al suo pensionamento di vecchiaia.
indice senza fissa dimora 2
I SANSEVERESI
Popolo di Merda
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