LETTERA APERTA Alla Sindachessa del Comune del Cazzo Un merito disconosciuto Confidavo, infatti, e anzi ne ero del tutto certo, in una sua risposta nella quale, pensavo, avrebbe avuto occasione di complimentarsi con me e di riconoscermi il merito di aver ancora una volta adempiuto, per quanto in pensione, al mio ruolo di Responsabile dell’Ufficio Relazioni con il pubblico; proprio come avrei fatto, se fossi stato in servizio, in soccorso di qualsiasi cittadino senza fissa dimora che a fronte della richiesta di un proprio diritto avesse trovato l’ottusa opposizione da parte di una burocrazia ignorante della legge anagrafica e delle altre norme da questa richiamate a tutela degli utenti di un pubblico servizio. Le dirò, di più. Era anche nella mia aspettativa che lei mi scrivesse per ringraziarmi di aver ricondotto nella legalità un ufficio che, essendone a digiuno, la ignorava e, addirittura, ne faceva scempio pur di dare attuazione alle sordide e meschine finalità del suo tartufesco precursore pro-tempore. Cortigiani e dignità della persona I casi sono due: o lei è del tutto digiuna delle norme anagrafiche tanto da non saper valutare l’operato dalla delegata d’Anagrafe da lei ingenuamente confermata in quel ruolo, oppure la reputa ancora utilizzabile avendone verificato, insieme all’incompetenza, la disponibilità a farsi prona cortigiana del potere di turno; il che servirebbe a confermare come nel Comune delle Bananas, o miglio, del Cazzo, possa far carriera solo chi viene meno alla propria dignità personale e come il “merito” comporti, invece, la pena di essere relegato tra gli “ultimi”. Ammetto di essermi sbagliato anche se, quantunque l’esperienza e gli anni avrebbero dovuto insegnarmi qualcosa di questo mondo, il mio errore risiede nell’aver conservato una mia infantile ingenuità e una innata fiducia nel genere umano che, in prima istanza, attribuisco ad ogni persona; attitudine che, nonostante le plurime esperienze negative, non intendo comunque mutare per non assimilarmi a chi, di volta in volta, procura di smentire la mia fiducia. .

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