sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
SAN SEVERO E I TEMPLARI
Crediti: a cura di N. Michele Campanozzi
La storia dei Cavalieri Templari è un misto di noto e ignoto, di fatti accertati e di oscure zone d’ombra, che, perché tali, non sono però meno reali dei primi. La letteratura e la saggistica in materia sono vastissime: dalla nascita dell’ Ordo Militiae Christi intorno al 1118-1120 (con Hugues de Payns e approvato nel gennaio 1129 dal Concilio di Troyes) fino alla sua soppressione (al Concilio di Vienne, durante la sessione del 3 aprile 1313, con la bolla Vox in excelso ”), culminata con la condanna al rogo da parte della Santa Inquisizione, su pressione di Filippo Il Bello, fra gli altri, del suo ultimo Gran Maestro Iacques de Molay (Parigi, 18 marzo 1314). San    Bernardo    di    Clairvaux , se non fu l’estensore, certamente fu l’ispiratore della Regola (cfr. De laude novae militia e) che prevedeva sostanzialmente quattro impegni racchiudibili nel motto: lavoro, guerra, preghiera e silenzio . In ogni caso non si deve sottovalutare l’osservazione di Papa Gregorio    VII : Nunc fiant milites Christi, qui dudum exstiterant raptores ”. Attorno ai Templari si è creato e alimentato un inquietante ma problematico alone di interrogativi, di arcani segreti, di pratiche esoteriche (Priorato di Sion, il Baphomet…) e di semileggende, che perdurano fino ai nostri giorni, e dei quali, secondo alcuni, la Massoneria sarebbe l’attuale continuazione nel tempo. La presenza di domus templari nella nostra realtà territoriale è attestata sin dalla metà del sec. XIII Un importante documento è rappresentato dalla bolla del 9 luglio 1295 di Bonifacio   VIII , Superni roris con la quale si cedeva all’Ordine Templare il Monasterium Terrae Maioris con i castra di San Severo, S.Andrea de Scarsia Rivalis ed il casale dello stesso Monastero. Un pezzo di memoria rilevante, della cui testimonianza si riportano, tradotti dal latino, solo gli elementi più significativi: Ai diletti figli…al Maestro e ai fratelli della Casa della Milizia del Tempio di Gerusalemme…poiché nel Monastero di Torre Maggiore, in nessun modo appartenente alla Romana Chiesa, (ma proprietà) dell’Ordine di S.Benedetto, nella Diocesi di Civitate, l’osservanza della Regola, come abbiamo saputo, si è andata intiepidendo, credendo anche di provvedere con (questi) proventi (ai bisogni) della Terra Santa, uniamo e incorporiamo in perpetuo al vostro Ordine, a voi e ai vostri successori e concediamo in proprietà e in diritto della vostra Casa e del vostro Ordine il Monastero insieme con i territori di San Severo, Sant’Andrea de Scarsia Rivalis e il casale dello stesso Monastero di Torre Maggiore con tutti gli altri possedimenti, casali, grange…chiese, diritti, proprietà, pertinenze, giurisdizioni, libertà, immunità, privilegi e tutti gli altri beni mobili e immobili dello stesso Monastero…Dato in Anagni, 9 luglio, anno primo (del Nostro Pontificato) Il testo del documento papale è molto emblematico dello stato di degrado in cui versava la comunità benedettina di Torremaggiore. Il Monasterium Terrae Maioris , con tutte le sue pertinenze, rimase nelle mani dei Templari (almeno fino al 1305, quando cioè Carlo   II   d’Angiò ordinò che si consegnassero ai Cavalieri del Tempio venti inserte di anguille grosse del lago di Lesina) e poi in quelle dei Cavalieri dell’Ospedale   di   Malta fino al 1312, quando passò a re Roberto   d’Angiò e da questi a Sancia di Maiorca , sua moglie. Di tracce nella nostra ristretta zona della presenza della Militia Christi non ce ne sono tante, se si fa eccezione probabilmente della Torre Quadra (di ispirazione comunque templare) nel Castello Ducale della vicina Torremaggiore. Il terribile terremoto del 30.07.1627 ha distrutto buona parte delle molte costruzioni esistenti nel circondario. Diventa, perciò, difficile individuarne qualcuna, a meno che non ci si sposti un po’ più lontano come a Foggia o ad Alberona dove i segni di tale presenza sono più vistosi. Del resto breve fu il periodo del dominio templare (poco più di dieci anni) e San Severo sin dal 1313 tentò di darsi uno statuto di libero comune, diventando nel 1317 città regia e sottraendosi così, anche contro il volere della regina Sancia , alla sudditanza feudale di Pietro Pipino, conte di Vico.