sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
Le richieste del sindaco non furono, però, accolte ed il ministro dell'Interno Giuseppe Zurlo il 24 febbraio 1810 comunicava a Turgis che il re non intendeva concedere al comune di San Severo l’edificio dei Celestini «il quale può essere di molto utile ai Reali Demani». Approfondimento Grande fu la delusione nella cittadina dauna, dove, nel frattempo, per far spazio alle orfanelle nel convento di San Francesco gli uffici comunali colà sistemati erano stati provvisoriamente trasferiti nel vecchio teatro e il sindaco, indignato, faceva notare all’intendente l'enorme confusione che nasceva da una simile situazione. «(...) il disonore, l’angustia, la confusione, egli scriveva, «mentre in una sola stanza annessa alle scene di un teatro sono affollati, come in una fiera, il sindaco, il cancelliere con due aiutanti, lo stato civile con infinita gente per li nati bambini, matrimoni, ed atti di morte, spersi corrieri e militari che cercano forniture ed alloggi, oltre infiniti altri per le carte di ricognizione ed altri mille affari». Ricevuta questa lettera l'intendente fu costretto a compiere un sopralluogo a San Severo e, costatando l’effettivo stato di necessità, scrisse al ministro Zurlo che il convento della SS. Trinità era indispensabile al comune perché «non è possibile, decente di esercitare tanti funzionari le loro cariche dentro un vecchio teatro in concorso cogli istrioni». Ma il continuo sopraggiungere di truppe a S. Severo non fece altro che aumentare il disagio dei pubblici amministratori pervenendosi ad uno stato di tensione che portò a spiacevoli episodi. La mancanza «di quartieri adatti» dove alloggiarle costrinse il sindaco a sistemare queste truppe nel seminario e in alcune chiese, ma i soldati, non contenti, spesso occuparono le case dei privati cittadini «con molte lagnanze de' medesimi contro di me, quasiché non avessi procurato presso V.E. di dare un quartiere sopra il convento degli ex celestini». Approfondimento La tensione giunse a tal punto che il 3 aprile 1810 il sindaco Matteo Fraccacreta venne malmenato dai proprietari di alcune abitazioni letteralmente invase dalla truppa di un distaccamento di cavalleria che aveva rifiutato gli alloggi predisposti dalla pubblica amministrazione. Umiliato nella sua dignità di uomo e di funzionario, il sindaco così scrisse all’intendente Turgis: «Badate, Eccellenza, che la carica da voi e da S.M. addossatami, è rispettabile, e credo che dalla parte mia fo il possibile per fare il mio dovere. Se volete sacrificarmi, son pronto a’ vostri cenni ed al bene della Patria, ma fate almeno rispettare questa carica e toglietemi da un continuo cimento col fare ottenere a questo comune quel locale» . Questi fatti indussero i competenti ministri a venire incontro alle esigenze palesate dal sindaco e il 23 maggio 1810 il ministro dell’Interno Zurlo comunicò che il collega delle Finanze, che era convinto che «quel vasto edificio» poteva fruttare all'erario una rendita annua di ducati ottocento, era disposto a cederlo interamente al comune di San Severo «a titolo di censo enfiteutico» il cui canone doveva essere stabilito da due periti, uno nominato dall’amministrazione dei demani e l'altro dallo stesso comune. Da ciò ebbe inizio un lungo e difficile braccio di ferro che ebbe termine solamente il 28 aprile 1813, quando un decreto di Gioacchino   Murat lo cedette completamente al comune perché vi stabilisse i propri uffici, la sottointendenza ed altri eventuali uffici pubblici stabiliti dal ministro dell’Interno. Il municipio di San Severo prese effettivo possesso dei locali il 14 agosto 1813. Approfondimento Prima che si risolvesse il problema del convento, il comune di San Severo, fra i terreni appartenenti ai Celestini, era riuscito ad acquistare quelli della Difesa, detta «Torre de' junci», che avevano una estensione di 644 versure, con un canone annuo da pagare al regio fisco di carlini 24 a versura, «giusto lo stabilimento de’ terreni coltivatori della Regia Corte posti sul Tavoliere di Puglia», per un totale di ducati 1545,60 e, a sua volta, li diede in fitto «ai bracciali a ducati sei la versura con un ricavo, quindi, di ducati 3.864 e un guadagno netto di ducati 2.318,40.
LA SOPPRESSIONE DEL CONVENTO DELLA SS.MA TRINITA’ CREDITI: “La soppressione degli ordini monastici in Capitanata” di Anna e Giuseppe Clemente
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