sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
sanseveropuntoit,
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
Il
primo
convento
ad
essere
soppresso,
con
il
decreto
del
13
febbraio
1806,
fu
quello
dei
padri
Celestini,
il
cui
locale,
appunto,
«vasto
e
bello»,
situato
al
centro
della
città,
passò
all’amministrazione
dei
demani
il
1°
febbraio 1809.
Approfondimento
Il
monastero
della
SS.
Trinità
era
assai
ricco
e
possedeva
numerosi
«arredi»,
tra
cui
una
mitra
e
un
ombrello
che
furono
chiesti
dal
canonico
Francescantonio
Russi,
priore
dell'ospedale,
e
un
calice,
una
pisside,
la
chiave
della
custodia
e
alcuni
paramenti,
donati
agli
amministratori
del
comune
perché
la
chiesa
del
convento
potesse
restare
aperta
al
culto.
Nel
convento
erano
conservate
anche
«le
schede
dei
notai
antiche
ed
altre
carte»
che
vennero
portate
a
Foggia
e
consegnate
al
direttore
dei
demani
Carlantonio
Teste.
Dal
giorno
della
soppressione
fino
a
tutto
il
1809
i
locali
del
convento
restarono
pressoché
disabitati
in
quanto
«un
quartino
solamente»
fu
occupato
dal
ricevitore
del
registro
e
dei
demani
Nicola
Santoro,
e
qualche
stanza venne concessa per alloggio ad una compagnia di comici.
Ma
agli
inizi
del
1810
si
rese
necessario
trovare
una
definitiva
collocazione
agli
uffici
della
cancelleria
comunale,
dello
stato
civile,
del
ripartitore
dei
demani
ed
anche
alla
scuola
«dei
fanciulli»,
dovendo
l’altro
convento
soppresso
di
S.
Francesco
dei
Conventuali,
dove
erano
stati
provvisoriamente sistemati, accogliere l’orfanotrofio.
Con
delibere,
infatti,
del
5
e
del
17
gennaio
1810
il
decurionato
di
San
Severo,
rifacendosi
alla
legge
del
16
ottobre
1809
la
quale
prevedeva
che,
«ne’
badgets»
da
farsi
per
il
1810,
i
comuni
facessero
presente
al
re
qualche
monastero
soppresso
«o
altro
locale
voto
per
risparmiarsi
tante
pigioni»,
ritenne
opportuno
di
dover
sistemare
i
suddetti
uffici
nei
locali
dell'ex
convento dei Celestini
A
questo
proposito
il
sindaco
Matteo
Fraccacreta
di
Michele
in
una
lettera
del
27
dello
stesso
mese
supplicava
l'intendente
Turgis
di
voler
concedere,
ad
uso
del
comune,
tutto
il
vasto
complesso
dei
Celestini,
sottoponendogli
un piano di utilizzo dei locali.
Approfondimento
Secondo
il
sindaco
l’ala
esposta
a
settentrione
(quella
verso
la
chiesa
di
San
Severino)
e
le
stanze
laterali,
che
dal
portone
principale
fino
al
campanile
della
chiesa
davano
sulla
piazza,
potevano
ospitare
la
cancelleria
e
lo
stato
civile
con
i
rispettivi
archivi,
l’archivio
notarile,
l’udienza
del
giudice
di
pace
e
la
scuola
e
per
facilitare
l’accesso
a
questi
uffici
si
poteva
ricavare
un’altra
entrata
sotto
il
campanile
nel
centro
della
piazza,
ma,
volendo,
poteva
anche
bastare
la
«scala
nobile»
che
già
esisteva.
Della
restante
parte
del
Monastero,
«quella
superiore»
poteva
dare
alloggio
al
comandante
della
piazza
ed
agli
altri
ufficiali,
per
i
quali,
fino
a
quel
momento,
il
comune
aveva
speso
quaranta
ducati
l’anno,
nonché
accogliere
l’ufficio
del
ricevitore
del
registro
e
dei
demani
e
quello
dell'agente
ripartitore
del
demanio;
«i
sottani
interni»,
invece,
potevano
essere
utilizzati
«per
quartieri
di
soldati
e
gendarmi»,
per
i
quali
il
comune
spendeva
alcune
centinaia
di
ducati
l’anno,
e,
in
modo
particolare,
i
corridoi
inferiori
e
i
tre
chiostri
potevano
accogliere
la
cavalleria
che,
però,
doveva
accedervi
da
un
altro
portone,
quello
che
dava
a
mezzogiorno di fronte al seminario (in Via dei Quaranta).
Per
il
sindaco
anche
i
sotterranei
potevano
essere
utilizzati
per
conservare
la
paglia
e
per
deposito
di
munizioni,
evitando
così
al
comune
un'ulteriore
spesa
di
decine
di
ducati
l’anno
di
pigione,
e
alcune
delle
«botteghe»
affittate
potevano
servire
per
carcere,
corpo
di
guardia
e
abitazione
degli
inservienti;
«qualcuna
più
rimota»,
nella
parte
posteriore
del
convento,
verso
oriente,
poteva
accogliere
«la
ruota
de’
projetti»
e
la
custode;
mentre
la
pigione
delle
rimanenti
poteva
essere
impiegata
per
la
manutenzione
del
fabbricato
stesso,
per
«i
pesi»
e
per
la
costruzione
e
il
mantenimento
delle
strade
esterne
alla
città
«che
qui
sono
rovinate dal fango, e sono necessarie per il commercio».
Il
trasferimento
degli
uffici
comunali,
concludeva
il
sindaco,
dal
convento
di
S.
Francesco
a
quello
della
SS.
Trinità
rivestiva
carattere
di
urgenza
soprattutto
per
l'imminente
arrivo
«de’
Russi»,
poiché
«la
truppa
che
cotidianamente
arriva
stenta
nel
rintracciare
me
e
gli
Eletti
che
siamo
tenuti
di
ricevere
gli
inviti,
far
distribuire
i
bollettini
degli
alloggi
su
la
Cancelleria
che
oggi
esiste
sul
convento
di
S.
Francesco,
il
quale
è
rimotissimo
dalla
piazza,
dove
la
truppa
fa
alto
nell'arrivo»
e
poi
anche
perché
era
necessario
trovare
al
più
presto
una
sistemazione
al
maestro
dei
fanciulli
«i
quali
alla
giornata
crescono nella Scuola».
LA SOPPRESSIONE DEL CONVENTO
DELLA SS.MA TRINITA’
CREDITI: “La soppressione degli ordini monastici in Capitanata” di Anna e Giuseppe Clemente